Ricordato a Ficuzza ieri il 46° anniversario della barbara uccisione del colonnello Giuseppe Russo e del professore Filippo Costa. Episodio di sangue avvenuto il 20 agosto del 1977 proprio a Ficuzza, frazione del territorio di Corleone, nei pressi della Real Casina di caccia del re borbonico Ferdinando IV.

La cerimonia davanti la stele

Sul luogo dell’eccidio, che oggi è una piazza intitolata alle due vittime, si trova una stele commemorativa. Erano presenti il generale di divisione Rosario Castello, comandante della legione carabinieri Sicilia, le massime autorità civili e militari e i familiari dei caduti. Qui deposta una corona d’alloro, sono stati resi gli onori e data lettura della motivazione della medaglia d’oro al valor civile alla memoria concessa al colonnello Giuseppe Russo.

La motivazione della medaglia d’oro

“Comandante di nucleo investigativo operante in ambienti ad alto rischio e caratterizzato da tradizionale omertà – si legge nella motivazione -. Si impegnava con coraggio ed elevata capacità professionale in prolungate e difficili indagini relative ai più eclatanti episodi di criminalità mafiosa verificatisi fra gli anni ’60 e ’70 nella Sicilia Occidentale. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato, immolava la sua esistenza ai nobili ideali di giustizia e di difesa delle istituzioni democratiche”.

Su chi e cosa indagava

Giuseppe Russo venne ucciso da quattro sicari dei corleonesi, fra questi Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca. Fu bersaglio del gotha mafioso perché stava indagando sugli interessi dei clan guidati dagli allora super boss corleonesi Totò Riina e  Bernardo Provenzano, all’epoca incontrastati capi mafia in Sicilia. In particolare Russo aveva posto la sua attenzione alla costruzione della diga Garcia, nelle campagne di Roccamena. Il colonnello, che morì da comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo, si occupò anche di altre delicate inchieste, come quella per l’omicidio di Peppino Impastato e quella sull’uccisione del presidente dell’Eni, Enrico Mattei.

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