Si chiama agalassia la mancanza di secrezione lattea che colpisce ovini e caprini e che, insieme ad altre infezioni mammmarie, mette a rischio il reddito di 10 mila allevatori in Sicilia. Il dato, elaborato dall’ Istituto zooprofilattico della Sicilia, è stato reso noto nel corso del convegno della Sisvet, la più antica società italiana delle scienze veterinarie, che ha scelto Palermo per festeggiare i suoi settant’anni.

Presente anche il sottosegretario Giuseppe Castiglione, che al Giornale di Sicilia ha dichiarato: “C’è un piano nazionale per la ricerca e l’innovazione fatto dal ministero delle Politiche agricole, in cui è centrale il tema della tracciabilità e della sicurezza delle produzioni mentre nel piano nazionale di Sviluppo rurale ci sono scelte fondamentali, 200 milioni di euro sono stati destinati proprio al tema della biodiversità animale, della tracciabilità e al miglioramento genetico delle nostre razze zootecniche”.

A partecipare al convegno anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici e il sindaco Leoluca Orlando.
L’agalassia colpisce il 9% dei capi di bestiame, sono un milione in tutto quelli allevati in Sicilia. Il sintomo più frequente è rappresentato da una infiammazione mammaria che può provocare il blocco totale della produzione di latte.

Le aziende, già in crisi economica a causa della minore produzione di latte, devono anche fronteggiare le spese di acquisto dei farmaci per il bestiame.
Le province più colpite sono Messina, Palermo, Caltanissetta e Agrigento.

L’Istituto zooprofilattico è attualmente impegnato nello studio di un vaccino per la patologia, in collaborazione con l’Animal and Plant Health Acency del Regno Unito.

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