Almeno una ventina, ma potrebbero essere di più. Sono le ‘colf’ assunte dai deputati nei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. Ma non si tratta certo di persone prese per fare le pulizie negli uffici del Parlamento più antico d’Europa, bensì di personale inquadrato come “portaborse”, ai quali gli onorevoli hanno fatto firmare contratti da collaboratore domestico. Un’escamotage usato dai parlamentari per pagare meno oneri previdenziali, che non è sfuggito alla Corte dei conti che ha già ascoltato in adunanza pubblica i capigruppo dell’Ars senza però entrare nel merito della tipologia contrattuale applicata ai 162 collaboratori, tra cui i cosiddetti D6 assunti dai deputati grazie a una norma, contenuta nella legge di recepimento del decreto Monti sulla spending review approvata quattro anni fa, scattata all’inizio di questa legislatura.
Per i “portaborse” D6 ogni deputato ha disposizione un budget di 58.800 euro all’anno; l’applicazione della norma da parte dei parlamentari che avrebbero disatteso un decreto della presidenza dell’Ars che fissava alcuni criteri (ma che i capigruppo dicono di non esserne mai venuti a conoscenza) e poi l’intervento della Corte dei conti hanno creato il “caso” dei collaboratori di gruppi, che ora la Presidenza sta affrontando per cercare di mettere ordine assieme agli uffici amministrativi. L’ipotesi è un emendamento alla legge di stabilità che l’Ars deve approvare entro il 30 aprile.
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