“Alpaa, l’Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari Ambientali, non svolge alcuna consulenza fiscale e men che meno ha competenza sulla richiesta del reddito di cittadinanza. Non siamo un Caf e non abbiamo un Caf. Pertanto nessun “dipendente” dell’Alpaa a Palermo o in qualunque altra sede, ha mai potuto fornire e mai fornirà consulenze in materia”.

E’ quanto affermano il presidente dell’associazione, Luigi Rotella e il presidente regionale siciliano, Franco Colletti, che parlano di “accuse infamanti e superficiali” e di “bersaglio sbagliato” in risposta alle accuse fatte ieri sera attraverso i social dal vice-premier, Luigi Di Maio che aveva individuato in un dipendente di un Caf dell’associazione la persona che consigliava i ‘trucchi’ per ottenere il reddito di Cittadinanza.

“Considerata la gravità delle accuse del Ministro che si è spinto fino a chiedere al neo segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, di rompere l’accordo di affiliazione che ci lega alla Flai-Cgil – è scritto nella nota – abbiamo dato mandato ai nostri legali di tutelarci nelle sedi competenti”.

“Il ministro Di Maio – è scritto nella nota di Alpaa – in seguito alla trasmissione ‘Non è l’Arena’ nel corso della quale è stato ripreso il suggerimento dell’operatore di “un CAF di Palermo” su come eludere “i paletti” delle norme sul reddito di cittadinanza, ha attribuito all’Alpaa – Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari Ambientali – la responsabilità dell’accaduto, invitandoci a licenziare “il dipendente” colpevole di aver suggerito al finto disoccupato (un giornalista con telecamera nascosta) come superare i paletti della legge”.

“Se nella faccenda c’è un fatto di ‘gravità inaudita’ – sostiene il presidente dell’associazione nel comunicato – riguarda proprio la superficialità con cui il ministro al Lavoro possa aver confuso una Associazione di rappresentanza, come Alpaa, con un Caf. Senza verificare chi rappresenta cosa. Infatti, Alpaa non svolge alcuna consulenza fiscale e men che meno ha competenza sulla richiesta del reddito di cittadinanza. Pertanto nessun “dipendente” dell’Alpaa a Palermo o in qualunque altra sede, ha mai potuto fornire e mai fornirà consulenze in materia”.

“Dal canto nostro – prosegue la nota – auspichiamo che le future indagini annunciate contro i “furbetti” – favoriti non da dotti consigli e suggerimenti ma dagli stessi paletti e dalla confusionaria norma – non siano espletate con la stessa sciatta approssimazione che hanno indotto il Ministro a confondere persone e cose, tra le quali probabilmente le targhe esposte all’esterno dell’ingresso condiviso di un immobile, inquadrate nella ripresa televisiva”.

Intanto questa mattina sia all’associazione Alpaa che al vicino Caf della Cgil che sorge proprio a fianco si sono presentati i finanzieri per accertamenti ed hanno prelevato documentazione in entrambe le sedi