Sembra la trama di un film d’azione in stile Usa ma è la realtà. E’ stata la love story fra il figlio del boss ucciso e la nipote del killer a permettere ai carabinieri di ricostruire un delitto di nove anni fa. Gli inquirenti sospettano che il ragazzo non abbia intrecciato per caso le sue relazioni.

Il figlio della vittima e la nipote del killer

Nove anni fa, a marzo del 2014, aveva assistito all’omicidio del padre ucciso per strada da un uomo col volto coperto dal casco. Crescendo prima ha intessuto una relazione sentimentale con la figlia del killer di suo padre, poi con la nipote.  Sono queste circostanze a far nascere le discussioni intercettate dai Carabinieri che permettono di arrestare il killer e imputare il boss rivale della vittima ritenuto adesso mandante dell’omicidio.

L’arresto di Tony Lipari

A distanza di quasi nove anni dal delitto, nel pomeriggio di ieri, a Palermo, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal Giudice per le indagini Preliminari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per il reato di omicidio, aggravato dal metodo e dalle modalità mafiose nei confronti di Onofrio (Tony) Lipari, 32 anni.

Sarebbe l’assassino di Giuseppe Di Giacomo

L’operazione costituisce l’esito di una lunga indagine sul mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, che ha consentito di arrestare Lipari ritenuto il killer dell’omicidio di Giuseppe Di Giacomo avvenuto il 12 marzo 2014.

Un delitto maturato dentro gli ambienti di Cosa nostra

Grazie all’importante dispositivo di contrasto a Cosa nostra di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, nonché al ricorso sistematico alle più sofisticate tecnologie di captazione, è stato possibile acquisire precise e concordanti risultanze in merito alle responsabilità penali dell’arrestato in merito alla commissione del fatto di sangue. Un delitto avvenuto quasi nove anni fa che adesso trova una spiegazione e l’individuazione di un presunto responsabile.

Indagato anche il boss Lo Presti

Oltre a Tony Lipari, arrestato ieri, per l’omicidio del boss Giuseppe Di Giacomo, c’è anche un altro indagato. Si tratta del capomafia Tommaso Lo Presti per il quale la Procura di Palermo aveva chiesto la misura della custodia cautelare in carcere. Istanza che, però, il gip non ha accolto. Lo Presti è comunque detenuto per altri reati. Secondo l’accusa Lo Presti sarebbe il mandante del delitto e Lipari l’esecutore materiale.

La lunga indagine sotto il coordinamento della Dda

L’indagine, condotta sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha consentito di acquisire quello che gli investigatori definiscono ‘un grave quadro indiziario’, che dovrà comunque trovare in seguito conferma nel corso dell’iter processuale, relativamente al grave reato ipotizzato in capo all’indagato.

L’intercettazione che ha incastrato Lipari

“U capisti ca ammazzò Tony?”: la chiave per spiegare l’omicidio è in questa frase. “Lo hai capito che lo ha ammazzato Tony?” dice un anno fa, non sapendo di essere intercettato, Salvatore Lipari, fratello di Tony, presunto killer di Di Giacomo. Per gli investigatori è la quadratura del cerchio a lungo cercata. A sparare al capomafia, dunque, fu Tony Lipari, come racconta il fratello non sapendo di essere ascoltato dai carabinieri.

Il figlio di Giuseppe Di Giacomo e le relazioni pericolose

Il figlio di Giuseppe Di Giacomo, dopo l’omicidio, agli investigatori ha raccontato l’agguato e descritto sommariamente l’autore, che sparò all’impazzata col volto coperto da un casco. Crescendo, si è fidanzato prima con la figlia del killer, poi con la nipote. Relazioni pericolose che i familiari dell’uomo arrestato in quanto ritenuto l’autore del delitto hanno cercato di ostacolare in tutti i modi. E che, alla fine, sono state la chiave che ha consentito ai carabinieri di risolvere il giallo dell’omicidio. Arriva da una intercettazione infatti la svolta nel caso Di Giacomo. Parla Salvatore Lipari, fratello di Tony Lipari. E tenta di spiegare alla moglie perché la relazione della nipote col figlio di Di Giacomo lo preoccupa. La donna non capisce e lui a un certo punto sbotta. “U capisti ca ammazzò Tony” (l’hai capito che lo uccise Tony ndr), dice riferendosi alla morte del boss.

Le altre intercettazioni

Le parole di Salvatore Lipari trovano conferma in un’altra intercettazione. A discutere stavolta è il padre Emanuele. “Cosa gli dico io a quella ragazza? Mi sto andando a buttare in un campo minato perché qualsiasi cosa dico per lasciarlo mi spavento se questa glielo racconta”, spiega riferendosi alla nipote e non sapendo di essere “ascoltato” dai carabinieri.
La famiglia Lipari dunque sa che il ragazzo conosce l’identità del killer del padre e teme che possa usare le sue relazioni, prima quella con la figlia dell’assassino, poi quella con la nipote, per cercare di vendicare la morte del padre.

Gli inquirenti mettono nero su bianco le relazioni pericolose

“I soggetti intercettati – scrivono i pm che hanno coordinato l’indagine – ipotizzavano che il ragazzo stesse perseguendo uno scopo non dichiarato e che stesse agendo per ritorsione”. Per gli investigatori è la prova decisiva del ruolo di Tony Lipari. Nei suoi confronti, come detto, l’accusa è di omicidio aggravato.

Il ruolo del pentito Puccio

A carico di Tony Lipari anche le dichiarazioni del pentito Alessio Puccio, “soldato” del mandamento di Porta Nuova che ha raccontato agli investigatori di aver saputo da un altro uomo d’onore, Fabio Pispicia che il delitto era stato voluto da Tommaso Lo Presti ed eseguito da Tony Lipari.

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