A un anno dalle prime analisi la situazione per gli spaghetti Divella, Barilla, De Cecco e Garofalo è migliorata, perché il glifosato è presente a livelli più bassi.

Analisi anche per i marchi Rummo e Riscossa. Il glifosato c’è sempre.

E’ presente in sei marche di pasta esaminate ed è presente, in tracce, in altre tre marche di pasta: Voiello, La Molisana e Granoro 100% Puglia.

Che dire? Che gli italiani farebbero bene a mangiare pasta prodotta con il grano duro del Mezzogiorno d’Italia. Nel nostro Paese, infatti, non si utilizza il glifosato in pre-raccolta

A circa un anno di distanza dalle analisi su otto marche di pasta prodotte in Italia (QUI L’ARTICOLO), le nuove analisi hanno confermato la presenza di glifosato in alcune marche di pasta prodotte in Italia, anche se a livelli più bassi rispetto al passato. In tutte le marche di pasta analizzate questo diserbante è presente entro i limiti di legge.

Lo leggiamo in un articolo pubblicato dal sito di GranoSalus, l’Associazione che vede insieme produttori di grano duro del Sud Italia e consumatori. Ricordiamo che questa analisi sono il frutto di una collaborazione tra GranoSalus e I Nuovi Vespri.

“Il nuovo Test GranoSalus (effettuato tramite primario laboratorio accreditato) – si legge nell’articolo – conferma la presenza di glifosate (o glifosato ndr) nella pasta a marchio Divella, Barilla, De Cecco, Garofalo, Rummo, Riscossa (sia nella linea normale che in quella 100% Italia). Mentre sono state trovate soltanto tracce di presenza di glifosate negli spaghetti Voiello (linea 100% grano Italia), La Molisana e Granoro 100% Puglia; il che significa che la rilevazione, in questi ultimi casi, si attesta sotto i livelli di quantificazione minima (pari a 0,010 mg/kg) e per tale ragione tecnicamente si parla di ‘traccia’ di tale sostanza non potendo quantificare precisamente tale presenza. Il che, tuttavia, potrebbe indurre a sospettare che vi sia stata un’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali anche se più attenuata rispetto al passato”.

Nello stesso articolo si legge che “almeno tre marche di spaghetti (che in etichetta riportano il 100% di grano italiano) confermano l’attività di miscelazione tra grani esteri e nazionali”.

Lo scenario della pasta industriale italiana è cambiato, rispetto a un anno fa. Ma la presenza di glifosato, anche se attenuata, è ancora una realtà.

“A tale proposito – leggiamo sempre nell’articolo di GranoSalus – in passato i Tribunali italiani correttamente hanno riconosciuto non solo la libertà d’informazione della nostra Associazione (ma anche del sito I Nuovi Vespri, che è stato chiamato in causa in Tribunale insieme con GranoSalus ndr) ma anche la salubrità del grano italiano sancendo: ‘…è vero che le quantità di contaminanti rilevati nella pasta…non risultano superiori ai limiti di legge, ma è vero anche che la presenza di tali sostanze può legittimamente indurre gli analisti a dubitare della miscelazione del prodotto italiano con grani esteri, posto che nel territorio nazionale è tendenzialmente da escludere … il glifosate (diserbante) che non può essere utilizzato in fase prossima alla raccolta…”.

Nell’articolo si ricorda che il Regolamento UE 1313 del 2016, di fatto, ha recepito il principio di precauzione e disposto il divieto d’uso del glifosato in pre-raccolta al fine di favorire le operazioni di trebbiatura. Ma la stessa Unione Europea, lo ricordiamo, ha prorogato la possibilità di utilizzare il glifosato per altri cinque anni!

E allora? “Secondo l’Europa – leggiamo ancora nel sito di GranoSalus – il glifosate sui grani comunitari non dovrebbe esserci (si definiscono tali anche i grani extracomunitari una volta sdoganati); invece la continua presenza nella pasta potrebbe dimostrare una costante attività di miscelazione tra grani contaminati presumibilmente esteri e grani locali più salubri”.

“La presenza di glifosate nei grani esteri è stata confermata anche dagli uffici Usmaf (Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera) di Bari e dall’attività di monitoraggio del Ministero della Salute, che a questo punto dovrebbe dare chiare disposizioni anche agli uffici periferici della prevenzione”.

Nell’articolo di GranoSalus si illustrano e si commentano i risultati delle analisi:

“Divella. Gli spaghetti Divella presentano 0,068 milligrammi di glifosate per chilogrammo di pasta. Anche Divella continua ad usare grano duro estero?

Riscossa. Le due linee di spaghetti Riscossa presentano 0,146 milligrammi di glifosate per chilogrammo di pasta (linea convenzionale) e 0,012 milligrammi per chilogrammo per la linea 100% grano italiano. Anche la Riscossa usa la semola proveniente da grano duro estero?

Garofalo. Gli spaghetti di Gragnano della Garofalo presentano 0,030 milligrammi di glifosate per chilogrammo di pasta. Anche la Garofalo acquista semole con grano duro estero?

De Cecco. Gli spaghetti della De Cecco presentano 0,017 milligrammi di glifosate per chilogrammo di pasta. Anche la De Cecco utilizza grano duro straniero?

Rummo. Gli spaghetti della Rummo presentano 0,016 milligrammi di glifosate per chilogrammo di pasta. Anche la Rummo acquista semole di grano duro estero?

Barilla & Voiello. La pasta Barilla e la pasta Voiello, che sono due paste dello stesso gruppo, presentano, rispettivamente, per ciò che riguarda il glifosate 0,013 milligrammi per chilogrammo e tracce in Voiello.

Questo potrebbe significare che Barilla e Voiello continuano ad utilizzare grani duri esteri, anche se Voiello dichiara sulla confezione di utilizzare solo grani italiani (varietà Aureo e Svevo).

La Molisana. Gli spaghetti de La Molisana presentano tracce di glifosate. Anche La Molisana acquista grano duro estero?

Granoro. Anche la pasta Granoro (linea Dedicato 100% Puglia) presenta glifosate seppur in tracce. Dunque, anche questa pasta si sospetta sia fatta con l’aggiunta di grano duro estero”.

L’articolo di GranoSalus si chiude con alcune ‘pennellate’ sulla storia del glifosato:

“È uno degli erbicidi disseccanti più diffuso al mondo. Il glifosato viene ampiamente usato in preraccolta negli USA e Canada nelle coltivazioni di grano duro, per favorirne la maturazione artificiale, con conseguente presenza di residui nel grano raccolto e nelle farine che ne derivano”

“La legislazione europea e nazionale – prosegue l’articolo – dal mese di agosto 2016 vieta l’uso di glifosato in pre-raccolta per il grano duro, ma dal Test GranoSalus emerge la presenza di glifosate (o glifosato ndr) nella pasta, a dimostrazione che il divieto operante in Italia verrebbe bypassato dai pastifici ricorrendo alla miscelazione con grani contaminati extra-Ue, di cui si celebrano solo gli aspetti reologici (tenori proteici, indice di glutine, indice di giallo,etc)”.

“Di solito – leggiamo sempre nell’articolo – la pasta realizzata ‘esclusivamente’ con i grani del Sud (il riferimento, ovviamente, è al Sud Italia ndr) è priva di questo erbicida, grazie alle condizioni climatiche seccagne che fanno maturare naturalmente il nostro grano. Lo hanno asserito anche i Tribunali italiani con varie ordinanze. Preoccupa il fatto di aver trovato tracce anche nelle marche che dichiarano di utilizzare il 100% di grano italiano”.

“L’Agenzia per la ricerca sul cancro IARC (OMS) di Lione – leggiamo sempre nell’articolo – ha classificato il principio attivo come un ‘probabile cangerogeno per l’uomo’. Sulla dannosità del glifosate si è pronunciato un Tribunale USA con la famosa sentenza Monsanto. In America ci sono oggi altri 8 mila ricorsi contro la multinazionale. Inoltre recenti studi condotti dalla Dr.ssa Fiorella Belpoggi e dalla Dr.ssa Simona Panzacchi ritengono che questa sostanza nociva, oltre ad essere genotossica, comporterebbe delle alterazioni significative dello sviluppo sessuale e del microbioma intestinale”.

Il glifosato, ricorda l’articolo di GranoSalus, “agirebbe da ‘interferente endocrino’ anche in presenza di bassi residui”.

Ci siamo impegnati a cominciare a far conoscere ai nostri lettori le analisi sui prodotti che finiscono sulle nostre tavole.