“Presidente Conte, ritiri l’impugnazione contro la Legge della Regione Siciliana per il passaggio dei 2.655 lavoratori Ex Pip alla Resais spa“.  E’ l’appello che Mimma Calabrò rivolge al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte in vista della seduta prevista il 7 luglio innanzi alla Corte Costituzionale. Il Segretario Generale Fisascat Cisl Sicilia scrive in nome dei lavoratori finiti in un limbo, per cui la Regione Siciliana aveva destinato un apposito articolo alla Legge Regionale 18/2018 che ha stabilito il passaggio di 2655 lavoratori Ex Pip alla società regionale Resais SpA. La Legge però è stata impugnata dell’avvocatura dello Stato con il ricorso alla Corte Costituzionale.

Una situazione che appare sempre più complessa. L’articolo 64 della legge del 2018, infatti, è stato promulgato dalla Regione e dunque la norma è in vigore anche se su di essa pende la spada di Damocle del ricorso. La conseguenza è che da due anni, dopo decenni di precariato, i Pip si ritrovano in un limbo. La Regione, infatti, non ha completato le procedure per farli transitare nella Resais, società regionale scelta per l’operazione di stabilizzazione, ma al tempo stesso la loro permanenza nei ruoli del precariato come gestiti fino ad ora non è cosa scontata soprattutto nei comuni in dissesto o pre dissesto. Senza contare che continua a passare il tempo e ad essere negati, a questi lavoratori, i diritti essenziali per effetto dell’anomalia del loro impiego lavorativo.

L’eventuale esito negativo del ricorso  per la Regione Sicilia, secondo Mimma Calabrò, non solo metterebbe in discussione il futuro occupazionale di 2655 dipendenti che, da oltre 20 anni, sono impiegati a vario titolo nei posti più disparati ma vanificherebbe l’importante scopo sociale che, nell’agosto del 2000, dette avvio al bacino degli Ex Pip in cui,  confluirono, soggetti fragili e svantaggiati per dare loro, attraverso il lavoro, possibilità di riscatto.

“Molti dei  lavoratori – continua il Segretario Fisascat -, nel periodo della pandemia, sono stati impiegati e continuano ancora oggi a svolgere servizio presso le strutture  sanitarie dedicate al contrasto al Covid-19. In un momento socio-economico così delicato, un eventuale esito negativo avrebbe un impatto ancor più devastante non soltanto sui lavoratori ma anche sui servizi essenziali da questi assicurati alla collettività”.