Non sono mancate le reazioni dal mondo politico ed anche sindacale all’arresto di Daniela Lo Verde, preside dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone, del vicepreside Daniele Agosta e della responsabile R Store Alessandra Conigliaro, accusati di peculato e corruzione.

Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, in una breve nota, rende pubblico il suo pensiero sulla vicenda.

“Rimango sgomento nell’apprendere la notizia dell’arresto della Preside dell’Istituto Comprensivo Giovanni Falcone, Daniela Lo Verde, che, durante il mio incarico di assessore regionale all’istruzione, ho conosciuto come dirigente scolastica particolarmente dedita al suo lavoro. Alla luce degli odierni accadimenti, è doveroso che le indagini abbiano il loro corso e confido che esse possano inequivocabilmente chiarire i fatti, per il bene della comunità studentesca e della scuola, da sempre importante punto di riferimento civile e sociale del difficile quartiere Zen 2”.

Floridia, “Rabbia e sconcerto per immagini scuola Falcone”

La senatrice M5S Barbara Floridia, presidente della commissione di vigilanza Rai, affida ad un post su Facebook le sue riflessioni. “Rabbia, tanta rabbia. Ma anche sconcerto e dolore. Questo si prova vedendo le immagini che giungono da Palermo, dove i carabinieri hanno filmato e intercettato la preside dell’Istituto Giovanni Falcone, nel quartiere Zen, che insieme ad altre persone avrebbero sottratto pc, tablet e addirittura cibo della mensa destinato ai bambini”.

Il post dell’esponente pentastellato prosegue: “Al netto di quelle che saranno gli esiti delle indagini, mi chiedo come si possa tradire la propria missione di preside e di insegnante arrivando a utilizzare la propria scuola, un luogo sacro e il nostro bene comune più prezioso, in maniera così criminosa. Saranno i giudici a stabilire le responsabilità penali, ma quelle immagini restano una ferita difficile da rimarginare. Oggi più che mai esprimo vicinanza alla comunità scolastica della scuola Falcone e di tutto il quartiere Zen di Palermo, e soprattutto rivolgo un pensiero all’insegnante che ha denunciato e grazie alla quale tutto questo è riuscito ad emergere. Ha fatto il suo dovere e soprattutto ha difeso, con la sua azione, le vere vittime di tutta questa vicenda: gli studenti e le studentesse di quella scuola”.

La Vardera, “Triste e deluso, senza parole”

Isamele La Vardera deputato regionale e vicepresidente della commissione antimafia Ars, parla di colpo molto pesante per il quartiere: “La notizia dell’arresto della preside dello Zen mi ha lasciato senza parole. Sono triste, deluso, non so davvero che dire. Ricordo quel servizio che aveva mobilitato tutta Italia per fare avere tablet e pc ai bimbi dello Zen, avevamo fatto lo stivale a bordo di un Tir colmo di affetto per tutti i bimbi. Ricordo persino di avere coinvolto i calciatori del Palermo per fare ristrutturare il campo di calcio della scuola, insomma credetemi non ho parole”.

La Vardera conclude: “Il colpo è molto pesante, in un quartiere che spesso non ha riferimenti di legalità quella preside era un riferimento, e io davvero mi auguro con tutto il cuore che possa chiarire le accuse che hanno portato al suo arresto, deve chiarire per rispetto di un Paese che le ha dato fiducia, con in testa il Presidente Mattarella che le aveva concesso il cavalierato”.

Cgil Palermo, “Aumentare attenzione sui bisogni del quartiere”

“Una vicenda che crea sconcerto, incredulità e una grande tristezza. Un danno per la comunità scolastica e per il quartiere che vive, come gran parte della città, tra legalità e illegalità, tra voglia di riscatto e dannazione. Occorre aumentare a maggior ragione adesso l’attenzione verso i bisogni dei residenti, delle famiglie e dei ragazzi, da parte di tutte e di tutti, istituzioni e società civile, perché non si aggiunga rassegnazione a rassegnazione”. A dichiararlo è Vincenzo Monte, responsabile della Camera del Lavoro Cgil Zen, commentando l’arresto della preside della scuola “Giovanni Falcone”. Proprio ieri la Camera del Lavoro di via Gino Zappa, cha inaugurato il suo sportello di supporto ai servizi digit@li, con un pc a disposizione gratuita della gente del quartiere e con gli operatori che aiuteranno chi ne avesse necessitò ad accedere ai servizi essenziali via web, attraverso l’identità digitale, a cominciare dagli anziani.

“Un’iniziativa che nasce come segnale di apertura e di dialogo e in risposta a un bisogno del quartiere – aggiunge Monte – per rendere fruibili diritti e tutele, nel solco di un’azione che ogni giorno tante associazioni qui allo Zen compiono, perché credono nella possibilità di costruire dei processi collettivi per eliminare le disuguaglianze. Un singolo caso isolato non può e non deve condizionare e incoraggiare un sentimento negativo, di sfiducia, verso le istituzioni, verso i presidi democratici costituiti dalle scuole e verso le organizzazioni che si spendono quotidianamente nel quartiere”.

Cisl e Cisl Scuola, “Quadro sconfortante”

“Attendiamo che il lavoro degli inquirenti faccia il suo corso ma intanto l’indagine dei carabinieri svelerebbe un quadro a dir poco sconfortante, in un quartiere a rischio come quello dello Zen, non possono e non devono mai accadere episodi del genere, chi è chiamato a rappresentare una istituzione importante come quella scolastica deve farsi guidare solo dai principi di legalità e rispetto, concretamente e non solo a parole”. Ad affermarlo sono Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani e Vito Cassata segretario generale Cisl Scuola Palermo Trapani, commentando l’operazione condotta oggi nella Scuola Giovanni Falcone dello Zen dai carabinieri di Palermo.

“Riteniamo grave ciò che sarebbe accaduto secondo la ricostruzione dell’accusa: perché per il nome che porta la scuola deve essere solo luogo di formazione e lotta al malaffare e all’illegalità; grave perché accade in una scuola diventata simbolo antimafia e spesso nel mirino dei vandali;  grave perché l’istituzione scolastica è il luogo in cui si formano i cittadini del futuro e le loro coscienze e grave perché i reati contestati sono un pugno in faccia a tante famiglie in difficoltà, che non riescono a garantire tutti gli strumenti didattici e a volte anche economici ai propri figli. Ci auguriamo – concludono La Piana e Cassata – vengano restituiti tutti gli strumenti informatici sottratti alle attività destinate agli studenti che in questi mesi, se le accuse verranno tutte confermate, sarebbero stati penalizzati da una condotta riprovevole da parte di chi invece avrebbe dovuto tutelare il loro percorso didattico in un quartiere dove il degrado sociale e culturale è ancora forte”.

Catania, “Choc terribile”

Parla di choc terribile Giusto Catania, dirigente scolastico dell’I.C. Giuliana Saladino – Scuola capofila della Rete per la promozione della cultura antimafia nella scuola “La notizia dell’arresto di Daniela Lo Verde è uno choc terribile per me, che la conosco da anni, e per il mondo della scuola. Ho grande fiducia nella magistratura e sono certo che i contorni della vicenda si chiariranno presto. Questa notizia non può, qualsiasi sia l’esito della vicenda giudiziaria, delegittimare il lavoro faticoso e fertile che fanno quotidianamente docenti e dirigenti scolastici, soprattutto in realtà sociali difficili del nostro territorio”.

Maria Falcone, “insulto a mio fratello”

Parla anche Maria Falcone, sorella del magistrato vittima della mafia che dà il nome alla scuola dello Zen dove si è consumata la vicenda. “L’indagine che ha portato oggi all’arresto di Daniele Lo Verde, preside dell’istituto scolastico Giovanni Falcone di Palermo, mi addolora profondamente e non solo perché i fatti che stanno emergendo sono un insulto alla memoria di mio fratello Giovanni. Conosco bene quella scuola da prima che la dirigesse Lo Verde e l’ho sempre considerata un presidio fondamentale in un quartiere come lo Zen attanagliato da tante criticità, con una presenza criminale notevolissima e una dispersione scolastica tra le più alte d’Italia”.

Maria Falcone aggiunge: “Lascia sconcertati scoprire che dietro l’antimafia di facciata di Daniele Lo Verde c’era tanta disonestà. Questo però non mi fa dimenticare la dedizione delle insegnanti, che da anni portano avanti un lavoro prezioso per educare i giovani alla legalità e che sono state sempre presenti con i loro alunni alle manifestazioni per ricordare chi si è sacrificato nella lotta alla mafia”.

E conclude: “Non mi meraviglia che il malaffare sia venuto a galla proprio grazie alla denuncia di una di queste insegnanti. Ciò deve essere uno sprone per proseguire nell’impegno a difesa dei valori della nostra Repubblica”.

Cracolici, “Colpo mortale a antimafia”

L’antimafia non è composta solo da magistrati e forze dell’ordine, ma anche da cittadini, operatori sociali, maestri, esempi. Personalmente oggi vivo con grande imbarazzo e una sensazione di sconcerto la notizia dell’arresto di una preside non per fatti di mafia ma per avere usato l’antimafia, è un colpo mortale alla credibilità dell’antimafia che mina la serietà di quanti si impegnano ogni giorno”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, intervenendo alla facoltà di Giurisprudenza a Palermo a un convegno organizzato dall’Aiga sulla riforma dell’ordinamento giudiziario.

“Vedremo come stanno le cose – ha aggiunto Cracolici – a seconda del lato dal quale si guarda la Gioconda si può vedere un sorriso oppure un ghigno: se il punto di osservazione cambia il giudizio di un dipinto, figurarsi quello su un’operazione giudiziaria. Oggi lo Stato è più forte, ma il rischio è che la mafia continui ad essere uno strumento di regolazione dei conflitti dei cittadini, e questo non possiamo permetterlo. Dobbiamo aggredire la reputazione dei mafiosi e sconfiggere quei modelli sui quali si è basato il consenso dei boss, rompendo il muro dell’indifferenza”.

 

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