Croce e delizia della Sicilia, il suo Statuto Speciale. Concesso all’isola nel ’46, prima del varo della Costituzione, quando bollivano i fervori dei movimenti separatisti e lo Stato temeva gli effetti di un indipendentismo troppo radicale.

Uno Statuto con valore di legge costituzionale e con tante norme che disegnano un ordinamento con venature federaliste. Specialità su specialità nello Statuto, molte però mai attuate o ridimensionate per effetto delle sentenze della Corte Costituzionale che ha omologato diversi suoi istituti a quelli delle altre regioni.

Sullo Statuto speciale della Regione Siciliana, dei suoi “privilegi”, del suo cattivo uso, delle speranze tradite dei siciliani, si è scritto e detto molto. Non sempre con toni misurati, esagerandosi sia da parte dei cosiddetti “sicilianisti” sempre pronti a rivendicare le pretese della Sicilia nei confronti di uno Stato ritenuto avaro, sia da parte di chi considera la “specialità” una condizione anacronistica, fonte di prevaricazioni.

Giunge perciò assai utile il volume di Maria Cristina Pensovecchio, consigliera parlamentare all’Ars e studiosa di diritto, “Guida breve allo Statuto di autonomia della Regione Siciliana” edito da Mohicani.

E’ utile perché offre in poche pagine (157) una lettura chiara e completa delle norme dello Statuto rivolgendosi, soprattutto, a un pubblico ampio di non addetti ai lavori che non conosce la “carta fondamentale” della Regione Siciliana.

Quello della Pensovecchio – che dedica il libro alla memoria del padre Antonino, costituzionalista e docente di “Diritto costituzionale comparato” all’Università di Palermo per lunghi decenni – è perciò un libro mosso innanzitutto da intenti divulgativi. E’, però, scritto da una giurista, con l’attenzione e la dovizia per i “tecnicismi” proprie di una giurista.

Nel testo, la Pensovecchio racconta la storia e la genesi dello Statuto e la sua evoluzione, illustra le norme e ne richiama i significati e i valori. In più passa in rassegna le tante pronunce dei giudici costituzionali che hanno mitigato certe sue previsioni non conformi alla Costituzione o comunque anomale.

Già, perché ciò che nel diritto rileva non sono tanto le norme scritte, ma come queste sono interpretate e applicate; e per lo Statuto Speciale della Regione Siciliana la Corte Costituzionale con le sue sentenze è stata, e continua a essere, la principale interprete.

Particolare attenzione la Pensovecchio dedica a una parte importantissima dello Statuto, quella che stabilisce i termini dei rapporti tra lo Stato e la Regione Siciliana. Nello Statuto infatti sono previste diverse norme che pongono a carico dello Stato oneri nei confronti della Regione Siciliana.

La finalità di tali norme era quella di colmare il divario tra le Regioni più ricche e una Regione povera qual era e quale purtroppo è rimasta la Sicilia. Tante di queste norme sono state ignorate, o comunque applicate in modo parziale, e si è dato vita a un contenzione tra lo Stato e la Regione Siciliana che richiede, per la sua risoluzione, un’intelligente mediazione.

Il testo della Pensovecchio, di agevole lettura e consultazione, non è appesantito da considerazioni sociologiche e politologiche che pure lo Statuto ispira ma che è bene rimandare ad altri saggi di diverso tenore. Nella sua semplicità, coniugata a rigore giuridico e a chiarezza espositiva, “Guida breve allo Statuto di autonomia della Regione Siciliana” è anche un prezioso vademecum per chi opera nella pubblica amministrazione e soprattutto in quegli uffici che, direttamente e indirettamente, s’imbattono con le norme dello Statuto Speciale.