“Penso che l’autonomia differenziata non sia una questione limitata soltanto al triangolo del Nord. Perché le ripercussioni sul piano fiscale, ma sostanzialmente sulla finanza locale, arriveranno a tutte le altre Regioni e peseranno su queste. Ho chiesto al presidente Conte di fare quello che avrebbe dovuto fare già da un pezzo, istituire un Tavolo per tutti i rappresentanti delle Regioni e non soltanto per quelle che chiedono l’applicazione dell’autonomia differenziata”.
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, intervenendo stamane alla trasmissione di Rai Radio 1 “Centocittà”, che oggi affrontava il tema dell’autonomia differenziata.
“Non ci ingelosiamo del fatto – ha aggiunto Musumeci -che le Regioni del Nord possano su alcune specifiche materie chiedere competenze e deleghe finora in capo allo Stato. Il problema è capire che fine faranno il Fondo di solidarietà, il Fondo perequativo, la perequazione infrastrutturale. Da parte dello Stato servirebbe un crono-programma, un controllo effettivo. Servirebbe la capacità di far sentire il fiato sulla nuca di certi amministratori del Mezzogiorno d’Italia, ma al tempo stesso abbiamo il diritto e il dovere di chiedere a Roma alcune deroghe, ad esempio sulle procedure per gli appalti. Si chieda all’Unione europea, lo faccia Roma, di derogare nelle procedure eliminando lacci e laccioli. E poi si vedrà chi sarà più in grado tra i governatori e gli enti locali del Mezzogiorno d’Italia di accelerare le spesa pubblica altrimenti restiamo sempre al palo”.
“Sembra circondata da un alone di mistero questa vicenda. E’ come se nessuno al di sotto della ‘linea gotica’ avesse il diritto di sapere di cosa stiamo parlando. Noi siciliani non siamo contrari in linea di principio al regionalismo differenziato, siamo autonomisti da 73 anni. Ma vogliamo capire cosa c’è dentro il Patto. Rimane un concetto misterioso”.
“Da parte nostra non c’è dunque – ha concluso Musumeci – nessun pregiudizio. A patto che manteniamo fede al dettato ricordato dal presidente Mattarella, che “l’Italia deve essere una comunità coesa e solidale”. Ma se questo regionalismo differenziato, per una sbavatura nella sua applicazione, dovesse rendere più ricco chi è già ricco e più povero chi è già povero, non mi sembrerebbe una grande opera di architettura istituzionale”.
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