• Il bando anomalo per il sostegno a chi produce dispositivi di protezione anti-Covid
  • Il documento prevede la presentazione a mano o la raccomandata
  • Il 30 agosto mattina previsti assembramenti all’Irfis

Il bando regionale per concedere fondi alle imprese che producono dispositivi di protezione individuale finisce per rischiare di creare file e assembramenti. Una vicenda alla “siciliana” quella che viene fuori dal bando pubblicato sul sito dell’Irfis, un bando anomalo e controverso.

Il bando contestato

In Sicilia, come racconta il Restoalsud.it, succede anche questo. Si parla del tanto atteso Bando Regionale per stimolare o ristorare quelle aziende che intendono investire o hanno investito per produrre Dispositivi per la Protezione Individuale. Un provvedimento che doveva servire a stimolare le aziende siciliane all’incremento della produzione in Sicilia delle mascherine. Ma non poteva mancare di certo l’inghippo.

Non previsto l’invio telematico

Buone le intenzioni del bando Irfis. Lo stesso però non si può dire sulle modalità di svolgimento. Leggendo il bando pubblicato ad agosto sul sito dell’Irfis, infatti, compare un’anomalia. L’art. 6 stabilisce infatti che le istanze, valutate in ordine cronologico di presentazione, devono essere presentate o con Raccomandata con ricevuta di ritorno o a mano. Un fatto che ha fatto storcere il naso a tanti imprenditori. “La Regione avrebbe potuto inserire tra le modalità di presentazione anche la Pec, l’invio teleatico al pari di una raccomandata”, sussurra qualcuno. Invece la presentazione dell’istanza può avvenire solo tramite presenza fisica alla posta o all’Irfis. E come se non bastasse l’ulteriore aggravante è la modalità di valutazione delle domande: l’oramai arci nota procedura a sportello ovvero chi tardi arriva male alloggia.

Il rischio assembramenti

“Il 30 agosto mattina, parecchi professionisti si ritroveranno in fila insieme ad altre persone, in attesa dell’apertura della sede dell’Istituto… con tanto di mascherina sperando di non incrociare nessun positivo a sua insaputa. Al di là delle fortissime perplessità di legittimità che tale modalità genera, quello che amareggia è l’assenza di rispetto per l’utenza, ovvero professionisti ed imprese, costretti a mettere a repentaglio la propria salute per poter presentare un’istanza”. Questo il commento di Francesco Paolo Trapani, Dottore Commercialista e Revisore Legale, su Restoalsud.