In Sicilia la ripresa è debole e rimane circoscritta ad alcuni settori, ma soprattutto se si guarda poi al reddito pro capite e al divario con le aree più sviluppate del Paese, nel 2016 il Pil regionale rimane ancora inferiore a 12 punti percentuali, contro i 7 del resto d’Italia.

L’ultimo rapporto sull’economia regionale siciliana a cura della Banca d’Italia fotografa una situazione che resta critica. Se il 2015 aveva registrato segnali di ripresa dell’attività produttiva, questi si sono attenuati, in modo eterogeneo, nel corso del 2016.

Il settore che invece registra un miglioramento ciclico è quello dei servizi, trainato dal buon andamento del turismo e da una moderata crescita dei consumi delle famiglie. È cresciuta, infatti, la spesa per i beni durevoli, in particolare le auto, e le famiglie hanno fatto maggior ricorso all’indebitamento per finanziare le proprie spese. Nel 2016 sono aumentati i prestiti per acquistare gli immobili e il credito al consumo. In generale, peggiorano, però le condizioni di vita delle famiglie siciliane: nel 2015 quelle in povertà assoluta sono aumentate fino all’11,3%, mentre nel resto d’Italia l’aumento si attesta intorno al 6,1%.

“Il quadro sulla Sicilia consegnato da Bankitalia è a dir poco allarmante, ci troviamo di fronte ad una regione sempre più ai margini dell’Europa, in cui aumentano la disoccupazione e la povertà e crolla completamente il Pil”,commenta il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone.

L’esponente dell’opposizione ricordando che i fondi del Piano di azione e coesione e quelli del Piano operativo di completamento “rimangono al palo” attacca “questo governo, ormai al capolinea, sfiduciato dal Pd, che critica pesantemente Crocetta di giorno e traccheggia per puro spirito di autoconservazione di notte”.

Falcone così chiede che si sblocchino  “alcune risorse immediatamente cantierabili, come i 100 milioni di euro per i cantieri di lavoro, che darebbero occupazione, ancorché per tre mesi, a 18 mila lavoratori”.