La scia di fuoco dello scorso 25 luglio ha lasciato il segno sulla discarica di Bellolampo, a Palermo. Ad evidenziarlo sono stati tecnici dell’Arpa, i quali hanno condotto un sopralluogo sull’impianto del capoluogo siciliano il 23 agosto scorso. Momento nel quale Giuseppe Messina, Salvatore Lo Piccolo, Francesco D’Urso, Salvatore Caldara hanno evidenziato alcune criticità presenti nella struttura alle porte della città.

I rifiuti nello spiazzale ex Unieco

L’ispezione ha avuto inizio dal piazzale ex Unieco, dove i tecnici hanno riscontrato “la presenza di rifiuti ‘tali quali’, scoperti, provenienti dalla raccolta cittadina. Tali rifiuti sono stati stimati in circa 1300 metri cubi“. I tecnici hanno inoltre aggiunto che “i rifiuti posti in loco non risultavano coperti con idonea copertura come disposto dalle prescrizioni ARPA. Alla fine dell’ispezione, dopo circa tre ore, il cumulo di rifiuti ‘tali quali’ è stato coperto nella zona sommitale solo parzialmente con un telo che non sembrava avere le caratteristiche necessarie a svolgere tali funzioni”.

Criticità sono state sollevate anche nella zona di trasferenza e nei pressi dell’area in cui si stanno svolgendo i lavori della VII vasca. Luoghi nei quali “le canalette di raccolta delle acque meteoriche di drenaggio superficiali risultano piene di rifiuti derivanti dall’effetto eolico e dalla movimentazione dei mezzi d’opera, Nella zona più in basso – continua la relazione – dove viene scaricato il sovvallo vi è abbandonante presenza di colaticcio. Nell’area di trasferenza non risultavano visibili le griglie di raccolta dei colaticci e delle acque meteoriche ed i rifiuti liquidi creavano dei veri e proprio lagunaggi. Nell’area del piazzale dove risultavano depositati i rifiuti trattati si riscontrava la presenza di interi sacchi contenenti rifiuti ancora integri nonchè rifiuti tessili e plastici non trattati. La stessa caratteristica di rifiuti non trattati si riscontrava nelle fasi di abbancamento nella vasca in coltivazione”.

I danni dell’incendio di luglio

Tema centrale della relazione riguarda i danni procurati dall‘incendio occorso nella giornata del 25 luglio scorso. Un rogo spento definitivamente soltanto il 7 agosto, con gli abbancamenti in III vasca bis ripresi soltanto il 1 agosto. E le cicatrici lasciate dalla fiamme sono state evidenti anche sotto gli occhi dei tecnici. “A seguito dell’incendio si riscontrava che buona parte dei presidi ambientali in uso alla IV vasca ed alle vasche contigue (pozzi di captazione del percolato e del biogas) risultavano danneggiati parzialmente o totalmente, che generano una produzione di percolato che tracima dagli stessi presidi, scorrendo dalle pareti della vasca in coltivazione raccogliendosi ai piedi della stessa (sotto la stradella perimetrale l’impianto)”.

Inoltre, sul perimetro Nord-OVest IV Vasca, i dirigenti di Arpa hanno riscontrato “la presenza di rifiuto appena abbancato. All’atto del sopralluogo si è riscontrato che le pareti della IV Vasca, costituite da rifiuti abbancati coperti con terra e con i resti del telo combusti e parzialmente combusto, il materiale inerte di copertura presenta i segni della percorrenza del fuoco. L’incendio, attivatosi nelle ore pomeridiane del 24 luglio che aveva interessato la parte sommitale scoperta della IV vasca, si è propagato sulle pareti coperte da telo in direzione del canale Celona e della località Inserra”.

I provvedimenti chiesti da Arpa

Fatto per il quale “Arpa diffida il gestore affinchè adotti le seguenti misure per limitare le conseguenze ambientali dovute all’incendio e alla gestione straordinaria: ripristino dei presidi di captazione ed emungimento del percolato sia nell’area trasferenza, sia nel punto di minimo idraulico al confine Nord; verifica e ripristino rete captazione biogas; verifica e ripristino pozzi di emungimento del percolato presenti nel corpo rifiuti; caratterizzare i residui della combustione dei teli di copertura al fine di verificarne la compatibilità con i requisiti di ammissibilità in discarica; sostituire i vagli con altri di caratteristiche idonee; caratterizzare i suoli all’interno del sedime di impianto per valutare gli effetti delle ricadute degli inquinanti rilasciati in atmosfera durante l’incendio; limitare le emissioni odorigene che possono provocare disturbi in aree prossime alla discarica, recentemente segnalate dal sindaco del comune di Torretta”.

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