Si sono aggravate repentinamente, negli ultimi giorni, le condizioni di salute di Biagio Conte.
Il missionario laico palermitano, fondatore della Missione Speranza e Carità, che assiste gli ultimi, è affetto da un cancro al colon.
Nonostante i cicli di chemioterapia, la situazione clinica del frate è peggiorata.
Della sua malattia non ha mai fatto mistero, parlandone sin da quando ha scoperto la neoplasia, la scorsa estate.
Da allora fratel Biagio ha chiesto preghiere, ed ha continuato, dall’astanteria della Missione, a diffondere i suoi messaggi di solidarietà e di pace ed i suoi appelli.

La chiesa palermitana in preghiera

Da fonti vicine alla Missione non trapelano informazioni dettagliate. Chi è vicino al missionario chiede preghiere, perché la situazione è critica. Si sa soltanto che fratel Biagio sta molto male e che la chiesa palermitana, ma non soltanto, sta pregando per lui. Negli anni Biagio Conte ha intessuto rapporti anche con altre confessioni religiose, come quella musulmana, animato dal desiderio di aprire un dialogo tra le religioni, in nome della fratellanza.

Il recente appello di Natale

L’ultimo appello di fratel Biagio risale al 23 dicembre. In quell’occasione, rivolgendo alla società i suoi auguri di Natale, aveva chiesto aiuto alle istituzioni.

“Burocrazia che penalizza i più deboli”

Il frate aveva fatto sapere tramite una nota: “Noi non penseremo soltanto a noi stessi ma anche a chi sta soffrendo tanto, il povero, il senza tetto, le famiglie disastrate, i carcerati, coraggio carissimi fratelli e sorelle non perdete la speranza. Il bambino Gesù vi aiuterà ad affrontare il vero e giusto cammino della vita. Auguriamo il santo Natale ai direttori delle carceri al personale, anche alle forze dell’ordine ai vigili del fuoco e ai loro comandanti. Ai carissimi cappellani e a tutti volontari, mi chiedo e ne soffro fortemente nel mio cuore, perché tutta questa burocrazia e queste leggi che condannano e penalizzano il povero, l’indigente e i più deboli”.

“Ho aiutato gli abbandonati”

Biagio Conte aveva precisato: “Non ho fatto mai il mio interesse, non ho mai tolto a nessuno in questi trent’anni di cammino e di operato, aiutando gli abbandonati della stazione sotto i portici della città di Palermo e di altre città. Ma ho sentito nel mio cuore di domandarvi senza volere in cambio alcuna ricompensa e abbiamo fatto sempre un servizio libero”.

“Non lasciateci soli, siamo in difficoltà”

Il missionario aveva concluso: “Carissime autorità non è corretto paralizzare il volontariato per lungaggini burocratiche, lasciarci soli noi che operiamo senza nessun interesse, aiutateci siamo in difficoltà a pagare i servizi luce, acqua e gas. Vi auguriamo tutti i poveri e la Missione di Speranza e Carità un buon e santo Natale”.

La battaglia contro il cancro

A ottobre Biagio Conte aveva scritto all’arcivescovo di Palermo Lorefice: “Carissimo Arcivescovo Corrado, fratel Biagio ti chiede di starmi tanto vicino, mi hanno riferito dopo un’ulteriore visita medica all’ospedale Ismett, che devo prolungare altri tre mesi di chemioterapia e dopo operarmi al colon, e dopo un altro ciclo di chemioterapia, interverranno al fegato, per sostituirlo, cioè faranno il trapianto”.
“Caro Pastore Corrado, sono molto preoccupato – aveva scritto ancora nella lettera – stammi vicino, mi affido alle tue preziose preghiere e sono contento di condividere oggi i tuoi preziosi anni; sappi che le mie misere preghiere sono vicine a te ed a tutta l’amata Santa Chiesa”.

La Missione Speranza e Carità

Biagio Conte, 59 anni compiuti a settembre, palermitano, è come detto il fondatore della Missione di Speranza e Carità di via Decollati, nata per cercare di rispondere alle drammatiche situazioni di povertà ed emarginazione della sua città natale. E’ il frate stesso, sul sito internet della Missione, a raccontare come è iniziato tutto, sotto i portici della stazione centrale di Palermo, nel 1991, quando dopo un periodo di eremitaggio, e il pellegrinaggio ad Assisi, decide di dedicarsi totalmente ai poveri che vivevano per strada.

Oggi la Missione assiste, solo a Palermo, circa 700 persone.

Tanti gli ‘invisibili’ agli occhi della società che ogni giorno bussano alle porte delle tre sedi palermitane chiedendo cibo, indumenti, una parola di conforto.
Tanti i volontari che li accolgono amorevolmente donando quello che c’è e che sono impegnati anche nella “Missione Notturna”. Con un pulmino girano per le strade di Palermo alla ricerca degli ‘ultimi’ per aiutarli: clochard, extracomunitari, prostitute, tossicodipendenti.
“La Missione Notturna – si legge ancora sul sito – nasce con lo scopo di raggiungere nella notte questi amici, donare loro la possibilità di un conforto per non farli sentire esclusi dalla società, mantenendo allo stesso tempo il rispetto della loro vita privata”.

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