Oggi, per la seconda volta in quindici giorni, le organizzazioni di Fiom, Fim e Uilm hanno incontrato l’assessore alle attività produttive, Edy Tamajo, e l’amministratore di Blutec, Fabrizio Grasso. All’ordine del giorno la reindustrializzazione del sito termitano.

“Creare condizioni di prepensionamento e occupare i lavoratori che rimangono in Blutec”

Ed Enzo Comella, segretario della Uilm Palermo spiega: “L’assessore ha dichiarato di avere già incontrato i vertici della multinazionale Ucraina, azienda che si occupa di profilati di allumino, e che li incontrerà di nuovo il prossimo febbraio per verificare la solidità della società. Abbiamo condiviso l’apertura di un tavolo di confronto per l’utilizzo dei fondi sociali europei con lo scopo di poter creare condizioni di prepensionamento ma soprattutto per occupare i lavoratori che rimangono in Blutec e quelli dell’indotto”.

“Importante impegno assessore Tamajo ma la vertenza torni a Roma”

Enzo Comella continua: “Considero l’impegno dell’assessore Tamajo importante e degno di attenzione ma la vertenza deve ritornare al ministero delle Imprese e del Made in Italy. La Uilm di Palermo ritiene, infatti, che le responsabilità di tale scelta deve essere del governo nazionale come del resto la stesura dell’accordo di programma su Termini, scaduto dal 2018. Ma soprattutto vorremmo conferma sui fondi destinati alla reindustrializzazione”.

Il precedente incontro il 9 gennaio

Il 9 gennaio si era svolto un precedente incontro con l’assessore Tamajo che sta mostrando interesse per il futuro dei lavoratori.
“La vertenza della Blutec – aveva sottolineato l’assessore Tamajo – non deve avere colori politici, piuttosto c’è bisogno di grande sinergia tra tutti gli attori coinvolti, compresa la politica, per cercare di mettere un punto a una vicenda lunga ed estenuante che prosegue da oltre dieci anni. Ringrazio le organizzazioni sindacali che hanno accolto il mio invito e gli onorevoli oggi presenti a cui sta a cuore questa importante questione che tocca la vita di circa 600 famiglie. I lavoratori sono in cassa integrazione fino a novembre 2023 ed è di vitale importanza dare risposte certe. Ho già interloquito più volte con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, a cui chiederò un tavolo romano per andare a fondo alla vertenza. Da parte mia – aveva concluso Tamajo – nessuna promessa o propaganda, soltanto lavoro e dialogo continui con i sindacati e con tutte le parti coinvolte sia per il rilancio della zona industriale sia per la tutela dei lavoratori”.

A novembre la condanna a Ginatta

Il 28 novembre scorso l’imprenditore Roberto Ginatta è stato condannato dal Tribunale di Torino a 7 anni per il crac Blutec. Assolti, perché il fatto non sussiste, il figlio Matteo Orlando e la segretaria Giovanna Desiderato. I pm Laura Longo, Francesco Pelosi e Vito Destito avevano chiesto per l’ex patron una condanna a 9 anni, per il figlio a 5 e per la segretaria a 2 anni e 8 mesi. Il processo era legato al mancato rilancio del polo di Termini Imerese.

Le accuse a Ginatta

Per l’accusa Ginatta, difeso dagli avvocati Nicola Menardo e Maurizio Briamonte aveva dirottato 16 milioni di euro di contributi statali per l’operazione in un “investimento di stretto interesse della famiglia”. Secondo i magistrati Ginatta non avrebbe mai avuto la volontà di realizzare i progetti. L’ex patron di Blutec era anche accusato di riciclaggio per aver investito parte dei proventi illeciti in altre divisioni del gruppo.

Cosa diceva la difesa dell’imprenditore

Secondo la difesa, il Doblò, il triciclo per le Poste e la Spiaggina non erano progetti farlocchi. Ma iniziative imprenditoriali che avrebbero potuto portare alla riconversione del polo industriale di Termini Imerese. Lo sosteneva Nicola Menardo, difensore di Ginatta. L’imprenditore torinese era accusato di malversazione: per la Procura rilevò l’ex sito produttivo siciliano di Fca per ottenere i finanziamenti di Invitalia e poi dirottarli su altri investimenti. Così facendo — secondo i pm — avrebbe distratto 16 milioni di euro. La difesa, nelle battute finali del processo, aveva provato a ribaltare la tesi accusatoria sostenendo che l’imprenditore non ha creato Blutec allo scopo di farla fallire. Ma la società è “fallita sotto il peso degli oneri di gestione del polo industriale, che superavano di gran lunga l’investimento di Invitalia”.

La condanna anche a risarcire le parti civili

Ginatta è stato condannato a risarcire, tra le parti civili, la Regione Siciliana, l’assessorato regionale delle attività produttive per 16 milioni di euro, la Fiom nazionale per 25 mila euro, la Fiom Palermo per 25 mila euro.

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