Ventiquattro anni fa, una domenica pomeriggio, esplodeva l’autobomba di via D’Amelio che avviava verso la conclusione la fase siciliana delle stragi. Si sarebbe conclusa a settembre con l’eliminazione dei Salvo a Bagheria. Un delitto, l’uccisione di Salvo Lima, aveva aperto quella fase a marzo, il clou si era toccato con la strage di Capaci e quella di via D’Amelio era il completamento dell’eliminazione dei magistrati scomodi, di palermitani che con la mafia non avevano voluto convivere.

Gente normale che, a differenza della maggioranza, non era rimasta silenziosa. Anzi tuonava contro i mafiosi, li mandava in galera. La loro morte servì a scuotere proprio quella moltitudine che socchiudeva le finestre o si girava dall’altra parte quando accadeva qualcosa di storto.

C’è infatti una scadenza temporale nel risveglio del popolo siciliano e coincide con i funerali di Giovanni Falcone o quando, proprio Paolo Borsellino, guidò la fiaccolata che illuminò Palermo. L’antimafia delle gente, della società civile, di chi non ha altri interessi al di fuori della giustizia sociale nacque alla luce di quella fiaccola.

La deriva che ha assunto, purtroppo, è un’altra cosa. Roba di plastica, una griffe da outlet. Insomma quasi un vilipendio agli eroi.

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Da 24 anni ormai si ripete ogni anno la retorica dell’antimafia. Passerelle di politici, dichiarazioni a go-go, presidenti del Consiglio, della Repubblica, della Regione che sono cambiati ma che dicono sempre le stesse cose, promesse di fare luce sui lati oscuri della stragi, certezze di sconfiggere Cosa Nostra.

Una retorica stanca e che non colpisce più nessuno. Eppure c’è qualcosa che andrebbe ricordata e che non si dice mai. Onorare la memoria per le istituzioni è un obbligo. Ma da cittadini forse abbiamo anche la facoltà di far qualcosa di diverso.

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Ventiquattro anni fa ero un giovane cronista già con una certa esperienza ma non di fatti di questa gravità. Scrivevo quasi ogni giorni di arresti, incidenti, rapine e varie altre ‘amenità’ cronachistiche. Anche di delitti di mafia. Ero passato attraverso gli ultimi anni della guerra di fine anni ’80. Eppure non ero ancora abbastanza ‘smaliziato’ da pensare a complotti, servizi deviati e così via. Forse per questo non credevo che dopo Capaci ci sarebbe stata un’altra strage. Era troppo.

Proprio Borsellino era in piazza con la fiaccola in mano nei giorni che seguirono Capaci, la strage nella quale aveva perso un amico. Se la memoria non inganna fu proprio dopo una manifestazione, in quel caso a casa professa, che parlando con un gruppo di cronisti fra i quali, immeritatamente, mi trovavo disse senza mezzi termini “non scherziamo, il prossimo sono io”. Pensai fosse la frase di un uomo scoraggiato anche se tutto sembrava tranne che scoraggiato.

Forse proprio per questo quella domenica pomeriggio di caldo un po’ come oggi, non pensai ad un attentato. Ero in giro per la città sereno quando sentii l’esplosione. mi trovavo a non più di un centinaio di metri e l’istinto mi fece girare l’auto per andare incontro a quella colonna di fumo che si alzava da via D’Amelio. Pensavo fosse accaduto qualcosa alla Fiera del Mediterraneo.

Arrivai sul posto subito, per primo. Ero lì quando atterrà un elicottero della forestale. ero lì che giravo per via D’Amelio senza capire cosa fosse accaduto. Le immagini che vidi non le documentai. Troppo orrore. Tanto orrore da non capire nemmeno cosa stavo vedendo. Solo giorni dopo ricostruendo la strage capii cosa avevo visto.

Solo due giorni dopo capii che sull’albero bruciato non c’erano carboni ma una persona. Solo dopo capii che quello che venne coperto con un pezzo di serrando rotto era un braccio umano. e tanto altro che preferisco non scrivere per rispetto.

La scorsa notte, però, come mi capita spesso, soprattutto in questi giorni, quelle immagini le ho sognate. E come ogni anno ho dormito poco ricordando, collegando luoghi e persone e come ogni anno, sentendo la retorica delle istituzioni, sento crescere quella rabbia latente che risento in ogni sogno.

E’ solo un ricorso personale, forse senza nessun valore. ma sono i ricorsi che ci permettono di costruire le scelte di oggi cercando di fare la cosa giusta. Ecco questo è il mio modo di ricordare.

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