Si chiama “Boxe contro l’assedio” ed è un progetto che usa il pugilato come strumento di riscatto sociale, di libertà e di benessere psicofisico per i giovani palestinesi grazie alla collaborazione tra l’Ong Ciss – Cooperazione Sud Sud, la palestra Popolare di Palermo e le palestre Valerio Verbano e Quarticciolo di Roma.
In questi mesi Boxe contro l’assedio ha permesso a decine atleti e atlete di sentirsi meno soli all’interno di quella prigione a cielo aperto che è Gaza: attivisti e cooperanti hanno portato nuove competenze ai pugili e agli allenatori che da decenni vivono l’assedio, permettendo loro, nel settembre 2018, di confrontarsi per la prima volta con un pugile italiano professionista. Non era mai accaduto prima d’allora: la popolazione ha una mobilità limitata e quindi gli sportivi non possono migliorarsi battendosi su altri ring con pugili stranieri, possono apprendere nuove nozioni solo utilizzando il web e ovviamente questo limita una reale assimilazione di metodi e tecniche.
L’assedio e i continui bombardamenti su Gaza oltre a provocare centinaia di morti lasciano traumi, specie sui bambini e sulle bambine. Chi sopravvive, tra le altre cose, soffre di disturbi della memoria, iperattività, difficoltà di concentrazione e vive in uno stato di perenne ansia.
Il pugilato aiuta a combattere esattamente tutto ciò: è in grado di infondere coraggio ai più piccoli, di rafforzare l’autostima, avere coscienza di sé e del proprio corpo e contribuisce a combattere le paure. Fino al giorno dell’occupazione dei territori palestinese, nel 1948, il pugilato poteva contare su una lunga tradizione: era talmente popolare da essere praticato da tantissimi giovani e a livelli molto alti. Oggi ci sono circa un centinaio tra bambini e ragazzi (dai 10 ai 34 anni) e 40 donne (dai 18 ai 22 anni) che praticano boxe a Gaza. Per tutti loro praticare questo sport significa mantenere alta l’identità palestinese. Per le donne significa combattere gli stereotipi e la violenza di genere. Eppure le palestre a Gaza sono per lo più spazi piccoli dove la luce arriva ad intermittenza. Le attrezzature sportive sono nella maggior parte dei casi autoprodotte in modo rudimentale usando scotch, cotone, vecchi pneumatici. Sui ring fatiscenti non tutti gli atleti hanno fasce, caschetti o paradenti, hanno a disposizione solo una decina di paia di guanti che utilizzano a turno.
“Vogliamo creare una palestra popolare – spiegano i volontari del Ciss – con un vero ring a disposizione di tutti i pugili di Gaza, creare un team di tecnici professionisti e fornire attrezzature professionali che possano garantire la sicurezza delle atlete e degli atleti.”
Chi vorrà essere parte di questo grande sogno potrà sostenere il crowdfunding su Produzioni dal Basso cliccando al seguente link. Chi sosterrà con una donazione il progetto potrà scegliere di acquistare shopper, foto e cartoline che raccontano l’impegno dei giovani atleti palestinesi o di partire insieme al team di Boxe contro l’assedio per vivere un “viaggio di conoscenza” nei luoghi protagonisti della nostra sfida. I viaggiatori saranno accompagnati dai cooperanti del Ciss alla scoperta della Palestra popolare di Ramallah o dei campi profughi in Cisgiordania. Un’esperienza utile a creare legami di vicinanza e solidarietà con le realtà incontrate.
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