I lavori del collettore fognario di Palermo si avvicinano ad nuova svolta. Sono infatti partite le operazioni propedeutiche riguardanti l’area di piazza della Pace. Un cantiere che avrà come obiettivo quello di interconnettere i flussi fognari provenienti dall’asse fra piazza Sturzo e corso Domenico Scinà con la tratta di via Francesco Crispi. Lavori che poi proseguiranno verticalmente, al di sopra dell’anello ferroviario, per raggiungere il pozzetto sito all’altezza del Mercato Ittico. Un’opera che dovrebbe concludersi entro il mese di dicembre, ma che sta già incontrando alcune difficoltà orografiche.

Quella più rilevante è la presenza di una falda acquifera nel sottosuolo della zona. Un ammasso d’acqua che ha causato in passato diversi disagi ai residenti di Borgo Vecchio, con allagamenti di scantinati e sottoscala. I cittadini hanno dovuto fare ricorso alle pompe idrovore per impedire ai liquidi di ristagnare nelle sezioni inferiori dei palazzi. Ma ciò, soprattutto nelle giornate di pioggia più violente, non è bastato.

LA SITUAZIONE IN PIAZZA DELLA PACE

La situazione più critica riguarda certamente il lato di piazza della Pace che costeggia via Archimede. Qui i cittadini, nel corso degli anni, si sono attrezzati per cercare di drenare l’acqua all’interno di un pozzetto attiguo. Ciò ha provocato più volte l’allagamento della sede stradale e, nei giorni di maggiore impatto metereologico, l’innalzamento dell’acqua nei garage e al di sopra dei marciapiedi. Al fine di drenare l’acqua di falda, è stato condotto uno scavo su via Archimede, al fine di far passare un tubo al di sotto del manto stradale. Proprio in quel punto però, a causa del passaggio delle auto e del ristagno dell’acqua, l’asfalto ha ceduto. Ciò ha provocato il formarsi di buche, rese pericolose dalla presenza di acqua che impedisce ai conducenti di percepire la profondità del buco. Una situazione da attenzionare soprattutto per i motociclisti, i quali potrebbero rischiare di cadere, soprattutto nelle ore serali.

ACQUA DI FALDA E FOGNE INTASATE

Tuttavia, come riferito dal consigliere della VIII Circoscrizione Francesco Schembri, lo stato delle fognature incide pesantamente non solo sullo stato dei lavori ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni dei cittadini di Borgo Vecchio. “I lavori del collettore fognario stanno avendo problemi nell’andare avanti. Ciò perchè, per risolvere i problemi della falda acquifera, non si riescono a trovare degli accessi fognari liberi. Essi sono totalmente intasati da anni – dichiara l’esponente di Fratelli d’Italia -. Questo provoca ristagno d’acqua. Un problema a cui la ditta deve cercare di ovviare, il che non è semplice”.

Francesco Schembri dedica poi la sua attenzione sugli avvallamenti stradali, pericolosi per chi si trova a passare in zona. “Le buche, pericolose per auto e moto, sono provocate dai continui allagamenti che si formano negli scantinati di piazza della Pace che, per essere risolti, vengono pompati nelle caditoie di via Archimede. Le stesse, essendo ostruite, finiscono per provocare l’allagamento della sede stradale. Ciò crea avvallamenti pericolosi per automobilisti, residenti e per il transito che coinvolge il centro di raccolta“.

ALLAGAMENTI NEL CIRCONDARIO: UN PROBLEMA ATAVICO

Quello di piazza della Pace non è però un caso isolato. Sono almeno cinque i condomini in zona che hanno avuto problemi di allagamenti a partire da febbraio 2o18. Essi sono divisi fra via Rosario Gerbasi, via Ettore Pais e corso Domenico Scinà. Un problema che gli stessi amministratori dei palazzi residenziali hanno segnalato, anche attraverso il ricorso ai propri legali. Proprio gli avvocati dell’edificio di via Ettore Pais 8 avevano segnalato l’insorgere di una copiosa risalita di acque dal sottosuolo. L’amministratore del Condominio si è attivato, installando una pompa idrovora attiva H24, nonché incaricando un professionista geologo di fiducia per indagare l’origine del fenomeno.

Ad essere scelto per l’incarico fu l‘ingegnere Pietro Todaro, che ha redatto una perizia nel gennaio del 2019. Nella stessa il professionista ha riscontrato un allagamento del piano cantinato dei palazzi. Le acque raggiungevano i 26 centimetri di altezza dal piano di calpestio. Il tecnico ha escluso fin da subito che le cause di presenza dell’acqua potessero dipendere da dispersioni e/o perdite idriche localizzate dell’impianto idropotabile, come anche da infiltrazioni e/o percolazioni esterne. Dall’esame delle analisi chimico-fisiche, venne riscontrata la presenza di cloruri non riconducibili alle caratteristiche dell’acqua potabile comunale, nonché valori di conducibilità elettrica che hanno escluso la presenza di acque salmastre.

L’INNALZAMENTO DELLA FALDA E L’IPOTESI ANELLO FERROVIARIO

Dopo aver escluso le ipotesi del bilancio delle acque e delle onde di mare, Todaro si è concetrato su una terza opzione. Essa fa riferimento alla correlazione del fenomeno con i lavori dell’Anello Ferrovario, sulle quali l’ingegnere scrive quanto segue.

La terza ipotesi legata agli effetti prodotti dalla realizzazione della galleria di metro-ferroveria, denominata “Anello Ferrovario”, ha trovato invece nelle verifiche condotte piena conferma come unica causa dell’innalzamento del livello della falda idrica locale e del conseguente allagamento del locale cantinato. La turbativa e l’impatto che tale struttura produce sono evidenti costituendo la galleria nel suo complesso. Uno sbarramento sotteraneo, con un fronte di ben 16 metri di altezza, al naturale deflusso della falda. Il lento flusso idrico è deviato sia verso l’alto, innalzando la quota piezometrica locale, sia verso il basso, dove trova sfoga nel “corridoio” residuo di calcarenite compreso fra il fondo dell’Anello e il basamento argilloso impermeabile“.

IL CONFRONTO FRA COMUNE E ITALFERR

Dalla cosiddetta perizia “Todaro” scaturirono diversi tavoli tecnici tra gli Uffici del Comune e i vertici di ITALFERR. Quest’ultima ha escluso la possibilità di correlazione fra il cantiere e l’innalzamento delle acque. Nell’incontro avuto il 12/09/2019 con l’ing. Mereu, l’allora Project Manager Francesco Zambonelli dichiarò quanto segue. “Con l’imminente riattivazione del cantiere e la conclusione delle opere di deflusso, se come ipotizzato dalle parti avverse c’è un nesso eziologico tra l’opera ferroviaria e l’innalzamento falda, quest’ultima dovrebbe rientrare nella sua condizione ante-operam. Diversamente, come sostenuto da RFI, se l’innalzamento della falda non dovesse dipendere dalla presenza dello “scatolatore ferroviario”, l’innalzamento della falda non dovrebbe subire variazioni e, pertanto, la problematica rimarrebbe in capo ai condomini”.

L’ing. Mereu del Comune di Palermo invece, sottolineò che “l’innalzamento della falda nell’area di che trattasi, pur determinando disservizi e fastidi per gli edifici limitrofi, non costituisca un reale pericolo di degrado per le strutture sommerse; e che nel caso in cui, come ipotizzato nella “perizia Todaro”, l’innalzamento della falda sia determinato dalla presenza dello “scatolare ferroviario”, l’unico accorgimento tecnico risolutivo è il sistema di drenaggio e deflusso della falda, che deve essere messo in opera quanto prima“. Lo stesso Mereu presentò successivamente due diffide urgenti ad intervenire per risolvere la problematica. La prima redatta il 26/11/2019, mentre la seconda di sollecito fu presentata il 23/01/2020.

Una situazione, quella della risalita della falda, che si è perpetrata nel tempo su piazza della Pace. Nonostante le segnalazioni effettuate dai cittadini e dai rappresentanti di circoscrizione, la situazione ad oggi non è cambiata.