• Assistenza domiciliare integrata, innumerevoli criticità per i fisioterapisti siciliani
  • Denunciano di essere sottopagati e senza garanzie per il futuro
  • Difficile la loro situazione soprattutto nel Palermitano e Catanese
  • Per il momento congelato il cambio di gestore del servizio nella provincia di Palermo
  • Ma il servizio era già paralizzato per la protesta proprio dei fisioterapisti

“Abbiamo assistito ad una sorta di calciomercato che ha ulteriormente alimentato il nostro malcontento, per questo abbiamo deciso di dire basta”. E’ caos sull’Adi, il servizio di Assistenza domiciliare integrata. Centinaia di fisioterapisti siciliani, circa duecento solo nel Palermitano e nel Catanese, non sanno cosa ne sarà di loro, per cui hanno deciso di protestare. Abbiamo fatto una chiacchierata con il loro portavoce.

Cosa è accaduto a Palermo

Partiamo dall’antefatto. Resta almeno per il momento nelle mani dell’Ati Osa-Sisifo il servizio di assistenza domiciliare a Palermo e provincia. Così è stato deciso dal Tar che ha accolto la sospensiva presentata da alcune associazioni di tutela dei diritti dei disabili rilevando una serie di criticità nell’avvenuto passaggio del cambio di gestore sulla base di una direttiva dell’Asp di Palermo a partire dallo scorso 1 novembre. In ballo c’è un’attività di assistenza che riguarda circa 5 mila utenti.

Il servizio

L’Asp di Palermo eroga da anni il servizio di assistenza domiciliare integrata, conosciuta come Adi. Tale servizio, dal 2013, è garantito dalla Ati Osa/Sisifo che ancora oggi opera per effetto di numerose proroghe. Nell’ottobre 2020 l’assessorato regionale della Salute, con apposito decreto, ha avviato “il percorso finalizzato all’accreditamento degli erogatori per l’assistenza domiciliare ex articolo 22 del Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017”, prevedendo che “fino alla contrattualizzazione” dei soggetti accreditati il servizio venga garantito dagli attuali erogatori.

Il provvedimento impugnato

L’Asp di Palermo, invece, con delibera del 14 ottobre scorso, ha disposto l’avvicendamento dell’attuale erogatore, quindi l’Ati Osa- Sisifo, con altro soggetto, vale a dire l’Rti Osa-Medicasa, risultato vincitore di una precedente procedura selettiva risalente ad anni prima. Contro tale provvedimento hanno proposto ricorso, davanti al Tar Sicilia della sezione di Palermo, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, alcune associazioni di tutela dei diritti dei disabili ed i genitori di minori disabili gravi che, attualmente, usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare integrata.

Le motivazioni del ricorso

In particolare, con il ricorso, gli avvocati Rubino e Impiduglia hanno rilevato come l’avvicendamento dei soggetti erogatori, già a partire dall’1 novembre scorso, fosse illegittimo in quanto adottato senza tenere in alcun modo conto del decreto assessoriale relativo all’accreditamento (nelle more del quale era stato inizialmente differito l’avvicendamento), senza accertare il superamento di alcune problematiche già esistenti e rilevate dalla stessa Asp relative al passaggio di consegne e nonostante il procedimento di accreditamento dei soggetti erogatori fosse già stato avviato.

Danno per i disabili

Con il ricorso è stato anche evidenziato come tale avvicendamento poteva arrecare un gravissimo pregiudizio per i disabili in termini di continuità dell’intervento assistenziale, di continuità organizzativa, di trattamento e sicurezza dei propri dati sensibili. I disabili, infatti, da un momento all’altro si sarebbero trovati a dovere cambiare soggetto erogatore nelle more dello svolgimento del proprio “Piano Assistenziale Individualizzato” (Pai), senza poter attendere neanche il suo completamento.

Passaggio congelato

Il presidente della terza sezione del Tar di Palermo, Maria Cristina Quiligotti, condividendo i motivi del ricorso sulla gravità del danno, ha sospeso il provvedimento dell’Asp di Palermo relativo al contestato avvicendamento e fissato l’udienza camerale per entrare nel merito il prossimo 23 novembre. Nelle more che per l’appunto si tenga questa udienza nessun avvicendamento potrà avvenire e l’attuale erogatore, l’Ati Osa-Sisifo, continuerà a garantire il servizio di assistenza domiciliare integrata.

La posizione dei fisioterapisti

Di fronte a questo stato di cose, i fisioterapisti, che già da settimane espongono le proprie ragioni, hanno deciso, come detto, di incrociare le braccia. “Si tratta di un sistema completamente malato – spiega il portavoce -Iniziamo dal fatto che noi non veniamo assunti come dipendenti, bensì abbiamo un contratto come liberi professionisti. Siamo tutti partite iva, retribuiti sulla base delle prestazioni mensili, tuttavia abbiamo un vincolo lavorativo con le cooperative per cui dobbiamo garantire l’assistenza. Non godiamo di ferie retribuite o di indennità di malattia, né di rimborsi spese. Paghiamo le tasse come tutte le partite Iva. Sotto il profilo economico-contrattuale siamo in una posizione assai difficile. Siamo sottopagati e la nostra professionalità non è affatto riconosciuta. Basta dire che la nostra retribuzione ammonta a 15,90 euro lordi a prestazione nella provincia di Palermo e 13,50 euro lordi a prestazione nella provincia di Catania e già c’è una disparità di trattamento”.

Dissenso per le modalità di gestione della comunicazione

Prosegue il fisioterapista: “A settembre scorso apprendiamo che l’ulteriore proroga tramite la quale operava Sisifo sarebbe scaduta e che dall’1 novembre sarebbe subentrata Medicasa. Agli operatori dell’Adi tutto ciò viene comunicato solo il 25 ottobre. In pratica Sisifo ci ha sbattuto le porte in faccia. Abbiamo capito che non potevamo fare altro che protestare”.

I colloqui

Racconta ancora il fisioterapista: “Noi sapevamo soltanto che a Sisifo sarebbe subentrata Medicasa. Intorno al 20 ottobre iniziano i colloqui preliminari con gli operatori, io ad esempio, sono stato convocato il 26 ottobre. A tutti noi Medicasa si presenta raccontando la propria storia e precisando che subentrerà a Sisifo. Non ci viene proposto alcun contratto scritto e viene prospettata verbalmente la sola possibilità di continuare a lavorare con lo stesso tariffario che avevamo con Sisifo. Noi rifiutiamo. Tuttavia, prima di congedarci, ci chiedono di firmare un foglio con i nostri dati. In pratica loro volevano presentare all’Asp una sorta di elenco del loro ‘esercito’ di professionisti. Noi non firmiamo nulla ma abbiamo modo di leggere il foglio. In una sorta di postilla c’era scritto che noi ci impegnavamo con Medicasa, in pratica davamo la nostra disponibilità a lavorare per loro. Abbiamo precisato che non avremmo dato la nostra disponibilità senza un contratto”.

Il colpo di scena

A questo punto, quello che il fisioterapista definisce “il colpo di scena”. Il 2 novembre alle 12:27 agli operatori dell’Adi arriva una mail della Sisifo con la quale la stessa comunica il congelamento del cambio di gestore del servizio alla luce della decisione del Tar. “Nella mail veniva specificato – dice il portavoce dei fisioterapisti – che noi dovevamo continuare a lavorare con Sisifo. Ci hanno anche chiamato al telefono, uno per uno, chiedendo la continuità del servizio. La grande maggioranza dei fisioterapisti ha scelto di non tornare in servizio, neanche alle condizioni di prima. Abbiamo fatto una nostra proposta e attendiamo una risposta”.
A tal proposito, i fisioterapisti dell’Adi hanno inviato una lettera a Sisifo.
Nella lettera si legge che i sottoscrittori “manifestano il proprio dissenso per la modalità di gestione della comunicazione in relazione al passaggio da Sisifo a RTI OSA-MEDICASA avvenuta tramite mail soltanto il 25 Ottobre nella quale si specificava “Cessazione servizio ADI PALERMITANA dal 01/11/2021” e relativa consegna dei documenti relativi alle assistenze attive. Stessa situazione si evidenzia oggi nell’apprendere che con effetto immediato vi sarà la ripresa del servizio fino al 23 Novembre 2021”.

Le condizioni poste dai fisioterapisti

Prosegue la lettera: “Prendendo atto dell’importanza e della necessità dell’erogazione dei servizi di assistenza domiciliare, i sottoscrittori concordano nella ripresa dell’attività solamente a condizione che venga riconosciuto per ogni accesso un importo pari ad euro 25 per prestazione fino al 23 Novembre, data in cui scadrà l’ennesima proroga dell’affidamento della gara d’appalto. Dopo tale data, se confermata la permanenza della Cooperativa, si richiede un incontro ufficiale con i vertici e, se possibile per le parti, con componenti delle Cda e dello Spif Ar (il sindacato professionale italiano Fisioterapisti e Area riabilitativa, ndr)”.

Il limbo

“Vogliamo ridare dignità alla professione – conclude il nostro interlocutore -. Noi ci fermiamo perché non accettiamo più queste condizioni. Stiamo protestando e continueremo a farlo fino a quando non verrà dato ascolto alle nostre legittime richieste”.

La richiesta di un tavolo tecnico

Nel frattempo, i segretari nazionale e regionale dello Spif Ar, Roberto Ferrara e Francesco Locicero, hanno inviato una nota all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, al presidente della commissione Sanità all’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, ai direttori generali delle Asp e ai sindaci chiedendo un incontro e un’audizione “per instaurare un confronto e contribuire alla definizione di processi per la risoluzione del problema, onde evitare che il proseguo dello stato di agitazione attuale generatosi, si possa tradurre, inevitabilmente, nella sospensione dei servizi con grave nocumento per i pazienti che attendono le cure riabilitative”.
Nella nota viene fatto riferimento “alle situazioni incresciose che riguardano i nostri colleghi che operano nel servizio Adi nelle città di Palermo e Catania a cui si stanno aggiungendo molte altre province della regione”.
Viene ribadito che in ballo c’è il futuro “di professionisti sanitari dell’area riabilitativa riconosciuti dal ministero della Salute, e regolarmente iscritti all’Ordine professionale”.
La nota prosegue specificando che le gare di appalto emanate dalle Asp in oggetto per i servizi de quo, stanno producendo un effetto domino, alquanto pericoloso, a causa delle esigue risorse economiche che, verrebbero destinate, ad accesso al singolo professionista sanitario. Risorse assolutamente inique rispetto alla qualità del servizio offerto, al budget previsto dalle singole Asp, non aggiornato alle attuali esigenze reddituali e, pertanto irrispettose nei confronti dei colleghi”.
E ancora: “Un professionista sanitario della riabilitazione, percepirebbe, in riferimento al budget assegnato, circa 13,50 euro ad accesso (lordo), senza alcun aggiuntivo in termini di rimborso carburante, gestione separata Inps, polizza assicurativa Rct ed iscrizione al proprio ordine professionale. Tutti oneri a carico del singolo”.
Adesso i fisioterapisti rimangono in attesa di una risoluzione del loro caso da parte della politica.

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