Antonello Cracolici presidente della commissione antimafia all’Ars e Cateno De Luca va su tutte le furie visto che quel posto doveva essere riservato a Ismaele La Vardera, ex iene datasi alla politica al fianco del vulcanico ex sindaco di Messina, anche lui oggi deputato del Parlamento siciliano.
“Abbiamo sventato la notte dei lunghi coltelli”
De Luca ha ricordato di aver agevolato l’elezione di Galvagno alla presidenza dell’Ars assieme al Movimento 5 Stelle e non usa mezzi termini. “Sicilia Vera, Sud chiama Nord e 5stelle hanno agevolato l’elezione del presidente Gaetano Galvagno. Non ho difficoltà a dirlo. Avevamo capito che c’era un grande momento di frizione all’interno della maggioranza non solo dentro questa aula, ma anche per quanto riguardava la formazione della giunta. Abbiamo sventato quella che doveva essere la notte dei lunghi coltelli, noi non abbiamo fatto altro che evitarlo. Abbiamo fatto la valutazione anche definendo l’intesa soddisfacendo la richiesta di Nuccio Di Paola che voleva fare il vicepresidente”. Queste le parole del deputato e leader di Sicilia Vera, Cateno De Luca, intervenendo in aula nel dibattito, in corso, dopo le dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione, Renato Schifani.
“Nessuna imboscata con Cracolici all’antimafia”
Poi De Luca, sempre nel corso del suo intervento, ha evidenziato come La Vardera non sia stato gradito all’Antimafia. “Noi siamo rimasti fuori dagli uffici di presidenza- ha aggiunto – perché non abbiamo accettato il quadro che ci era stato proposto con la benevolenza di una certa parte della maggioranza. La stessa situazione si è presentata per il voto dei deputati-questori. Ci siamo rimasti male sul fatto che non era gradito il collega Ismaele La Vardera alla presidenza dell’Antimafia. Ho detto quindi teniamoci distinti e distanti. A tutti tocca essere ‘peones’ la prima volta. Il collega La Vardera ci sarà rimasto male. E ad Antonello Cracolici voglio dire da parte nostra non ci saranno imboscate”.
Il monito a Schifani, “Via vecchi vizi o niente appoggio”
Poi De Luca si è rivolto al presidente della Regione. “Se vuole la nostra collaborazione – ha detto nel suo intervento durato 48 minuti – l’avrà, ma faccia mettere ai suoi assessori da parte i vizi e le abitudini che hanno messo in ginocchio la nostra terra. Se non lo farà avrà davanti un muro, niente di personale”. Rivolgendosi sempre al presidente Schifani, De Luca ha aggiunto: “Dobbiamo capire se parliamo della Sicilia surreale o della Sicilia, in particolare di quella che ha ereditato. Ho ancora il ragionevole dubbio se ha capito o non ha capito”. Quindi è entrato nel merito del ddl variazioni di bilancio all’esame delle commissioni parlamentari. “La variazione di bilancio è urgente al punto di comprimere i tempi ordinari della trattazione in commissione e in aula – ha affermato – Abbiamo individuato marchette politiche, se questa variazione è urgente bisogna individuare la parte dell’urgenza. Questo Parlamento non sarà lo scendiletto del governo. Non abbiamo problema a fare mille emendamenti. Partiamo male”.
“Armao ci ha lasciato il gioco delle tre carte”
E riferendosi all’udienza di sabato in Corte dei Conti per la parifica del rendiconto 2020 De Luca non ha lesinato critiche al precedente governo Musumeci. “Non sappiamo se salta il banco, se la Corte dei Conti non accetterà il gioco delle tre carte che ci ha lasciato l’assessore Armao”. “Non so presidente Schifani quale messa gli hanno raccontato – ha proseguito – la Regione ha accettato di riqualificare la spesa. Tutto questo non si è verificato. I bilanci della Regione sono falsi. C’era un patto. Com’è stato fatto il bilancio dal suo predecessore? Sulla base di una decisione unilaterale di modificare il contenuto pattizio senza avere formale consenso da parte dello Stato. Mi auguro che la Corte dei conti sia clemente nei nostri confronti. Si danza come sul Titanic, ecco quale sensazione mi dà questa variazione di bilancio. Avrà collaborazione da parte nostra, ma – ha concluso – avrà una reazione violenta su ogni proposta che è irricevibile sotto il profilo etico. La mafia prolifera anche perché la parte pubblica non sa fare il suo mestiere. La tendenza a delinquere è superiore dove c’è una marginalità”.
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