Una ipotesi, una suggestione, ma per alcuni il boss Matteo Messina Denaro, catturato ieri mattina dai carabinieri alla clinica Maddalena di Palermo, potrebbe collaborare con la giustizia. Anche perché “l’arresto, non è da escludere, sarebbe stato concordato”.
Aldo Di Giacomo, segretario generale aggiunto dell’Osapp, sindacato della polizia penitenziaria, parla di questa possibilità.
Di Giacomo “Arresto di Matteo Messina Denaro era nell’aria”
“L’arresto del capo dei capi della mafia Matteo Messina Denaro era nell’aria – spiega Di Giacomo –. Almeno noi non siamo rimasti affatto sorpresi. Le sue condizioni di salute erano note. Ma non credo sia l’unica motivazione. Non è da escludere, come viene ipotizzato da alcune parti, che il suo arresto sia stato concordato. Due le ipotesi: la garanzia di una revisione del 41 bis che comunque la Premier Meloni ha smentito e ne prendiamo atto; la possibilità che dal luogo segreto dove è stato condotto, nelle prossime settimane, possa scegliere di collaborare”.
Di Giacomo prosegue parlando anche della presunta trattativa tra Stato e mafia. “La trattativa Stato-mafia così come l’abbiamo conosciuta negli anni novanta non è un’invenzione di nessuno. È agli atti di magistrati. Su di essa sono stati scritti libri e saggi di ogni tipo. Non ritengo sia una tesi fantasiosa o azzardata – osserva il segretario generale aggiunto dell’Osapp – pensare che almeno dal fronte mafioso, in attesa della precisa ricostruzione dei fatti che hanno portato alla cattura di Messina Denaro, riparta una sorta di pressing nei confronti dello Stato. Basterebbe cogliere alcuni segnali che provengono dagli istituti dove sono rinchiusi mafiosi, ‘ndranghetisti, camorristi e terroristi e non solo quelli in regime di 41 bis. Per noi il controllo rigoroso di questi criminali è la continuità alla lotta alla mafia e per questo vigileremo, anche per conto delle vittime di mafia e delle loro famiglie, perché il 41 bis non abbia alcuna modifica”.
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