La chiusura delle scuole a Palermo, così come in tanti altri comuni siciliani, alimenta il dibattito e da spunti polemici soprattutto. La Cgil guarda con amarezza all’epilogo a cui si è arrivati oggi con l’attuale emergenza contagi e la politica e le istituzioni divisi sui provvedimenti da adottare, nell’incertezza del contesto in cui si continua a muoversi. “Dispiace constatare la totale mancanza di accordo tra le istituzioni del Paese ai vari livelli. Dall’inizio della pandemia ci si è sempre affidati alle valutazioni delle autorità sanitarie, perché occorre agire con precauzione. Per tale ragione, quindi, sono sempre stati fondamentali i dati”. A dichiararlo è il segretario della Flc Cgil Palermo, Fabio Cirino, che chiede certezze sui dati ed esprime forte preoccupazione per non aver adeguato le scuole con i provvedimenti annunciati che avrebbero potuto consentire l’apertura in sicurezza degli istituti scolastici.

In due anni non si è fatto nulla

“Il più grande rammarico – dice Fabio Cirino – è non aver fatto tesoro, in questi anni, dell’esperienza fatta per correre ai ripari. A distanza di due anni non si è fatto nulla di quello che si poteva fare. Le mascherine Ffp2, che per i bambini sono più piccole di quelle degli adulti, sono state date alle scuole? No, e neanche i sistemi di protezione per tutti. Il numero di alunni per classe è diminuito? No. Non è stato assegnato il potenziamento degli organici per sdoppiare le classi, inesistenti i presidi sanitari nelle scuole, i sistemi di areazione non sono stati adeguati. E manca un piano di edilizia scolastica. Insomma, in una sola parola, siamo andati avanti nell’assenza di investimenti mirati”.

Solo parole e niente fatti

“Di contro – aggiunge Cirino – sono stati spesi fiumi di parole sull’importanza della scuola per il Paese, è stata rivolta poca attenzione, non supportata da provvedimenti, a tutti gli studenti e a tutti i lavoratori del mondo della scuola, che reggono con dignità il sistema scolastico, pervaso da continue e mutevoli direttive contrastanti, provenienti dai vari livelli di governo, sempre emergenziali e mai risolutive. Alla fine, in una società dove tutti parlano di tutto, mentre la politica si scontra sulla scuola, l’unico in silenzio rimane sempre il virus che corre e che probabilmente deciderà, da solo, ciò su cui le istituzioni non hanno trovato la quadra”.

Articoli correlati