Una governance troppo spesso ostaggio di un gruppo di imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica”.

E’ la conclusione della relazione sul ciclo dei rifiuti approvata stamani all’unanimità dalla commissione antimafia dell’Ars, che conclude un lavoro di indagine durato oltre sei mesi attraverso 52 audizioni (governatori, assessori, dirigenti, magistrati, giornalisti, comitati civici, sindaci).

“Abbiamo ricostruito vent’anni di scelte politiche ed amministrative per capire quali fossero le ragioni d’un sistema ancora fortemente imperfetto che prevede, come unico esito possibile, il conferimento finale alle grandi discariche private“, dice il presidente della Antimafia, Claudio Fava.

“Le responsabilità dei governi e dell’amministrazione regionale sono gravi”, aggiunge Fava.

“Abbiamo ascoltato presidenti, assessori che per vent’anni, con pochissime eccezioni, hanno di fatto abdicato alla loro funzione di indirizzo politico – sostiene Fava – rendendosi invece disponibili ad un sistema di interferenze e di sollecitazioni che ricordano le vicende legate al sistema Montante“.

Nelle conclusioni, la relazione esprime un’urgenza: “Rendere la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia una risorsa produttiva ed economica ed al tempo stesso un’occasione di dignità civile collettiva”, ribadendo che per farlo è necessaria “una risposta delle istituzioni e della politica rapida, alta e ferma alle pratiche corruttive, al prevalere degli interessi privati, a certe inerzie della funzione amministrativa”.

Oggi pomeriggio alle ore 16, la Commissione antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana presenterà in conferenza stampa online i risultati dell’indagine svolta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia.

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