“È  iniziata anche in Sicilia con almeno 7 giorni di anticipo la vendemmia 2022″. Lo afferma la Coldiretti regionale che sottolinea come la siccità abbia tagliato anche nell’Isola la produzione almeno del 10%, in linea con la media nazionale.  Una stima che conferma l’andamento della situazione  dei vigneti messi a dura prova anche da nottate con afa e temperature minime sempre molto alte che non hanno permesso ai grappoli di prendere un po’ di “respiro” climatico con il tradizionale sbalzo termico.

Scarsa produzione, buona qualità

“La buona qualità della produzione siciliana – prosegue Coldiretti  – è confermata dalla richiesta sempre più elevata dei vini regionali che concorre al primato nazionale stimato in 45,5 milioni di ettolitri ma, sempre a livello nazionale,  molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature che influiscono sulla maturazione sia dall’assenza di nubifragi e grandinate che hanno un impatto devastante sui vigneti e sulle quantità prodotte,  mentre per il secondo posto si prospetta una sfida tra Francia e Spagna paesi che hanno subito entrambi i danni causati dalla siccità e dagli incendi. Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve Pinot e prosegue con gli altri vitigni. In Sicilia – prosegue Coldiretti – la produzione di vino 2021 è stata di circa 4.500.000  ettolitri”. Servono investimenti mirati secondo il presidente regionale di Coldiretti.

Vendemmia evento culturale oltre che economico

“Negli ultimi anni – afferma Francesco Ferreri, presidente regionale Coldiretti – la vendemmia,  che nella nostra Isola dura fino ad autunno inoltrato, oltre a quello economico è un elemento culturale con un fortissimo impatto sociale. Il lavoro, gli eventi legati alla tradizionale raccolta, rappresentano sempre di più un’attrazione anche turistica. Le attività svolte negli ultimi anni che mirano  a far conoscere la diversificazione produttiva regionale è premiata dall’interesse crescente dei buyer mondiali verso il prodotto regionale. È un cammino che ha bisogno di investimenti mirati alle infrastrutture. Se parliamo  di “strade del vino”, le stesse devono essere raggiungibili e percorse davvero  – conclude Ferreri – per questo il comparto ha anche bisogno di una visione del pubblico che sia pari a quella a quella degli imprenditori”.

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