Il 20 giugno del 2019 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno (ai tempi Matteo Salvini) tenuto conto che, all’esito di approfonditi accertamenti, erano emerse forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che esponevano il Consiglio comunale di San Cipirello (Palermo) a compromissioni del buon andamento dell’attività amministrativa, a norma dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ne aveva deliberato lo scioglimento per un periodo di 18 mesi, affidandone la gestione a una Commissione straordinaria.

L’ex sindaco di San Cipirello, Vincenzo Geluso, torna a parlare agli abitanti del piccolo paese tramite una lettera aperta.

“È giusto – si legge nella lettera – che i miei concittadini, la cui vicinanza non è mai venuta meno e che grazie a loro trovo la forza ed il coraggio di andare avanti in questa battaglia contro la più grande ingiustizia che San Cipirello abbia mai subito, sappiano da me quanto sta accadendo e che il Tribunale di Palermo ieri ha deciso in prima battuta e sentenziato sulla mia incandidabilità, lo ha fatto senza neppure considerare nulla di quanto i miei avvocati affannosamente hanno provato a mio favore e quanto hanno smontato delle più vili, infamanti e ingiuste accuse mai provate e frutto del più terribile e politicizzato ‘cortile di Stato'”.

Per Geluso “solo così si può definire una montagna di fango costruita da gente orrenda del nostro paese, che trama di notte e in luoghi nascosti lontano dagli occhi indiscreti…perché chi fa bene non si nasconde di notte, non si muove nell’anonimato. Chi agisce in maniera onesta ci mette la faccia, e ci mette tutto quello che è, con le sue imperfezioni, le sue fragilità e le sue ingenuità; come ho sempre fatto io nella vita privata e nella mia vita pubblica di primo cittadino di questo meraviglioso paese (deturpato da una setta segreta coesa da interessi personali ed economici)”.

Per il Tribunale quindi Geluso è incandidabile. L’ex sindaco fornisce la sua analisi di quanto accaduto:
“La mia unica colpa – dice – è stato essere me stesso sempre, forse anche ingenuo ma io sono questo e non cambierò, non scenderò ai livelli di chi ha voluto fermarmi politicamente mettendo sotto i piedi la democrazia e il volere dei cittadini. Ma purtroppo l’invidia è una brutta bestia e chi ne è affetto morirà disperato e mangiato dagli stessi cani del branco di cui oggi facendone parte si fa forte”.

E ancora: “Quanto scrivono i giudici di Palermo non mi tange, non mi tocca ma mi disgusta perché tutto quanto ancora mi si addebita non è provato e non lo sarà mai perché i fatti a mio carico non sono mai avvenuti, e io di questo ne sono certo, come sono certo che mai mi arrenderò a questa ingiustizia, per prima personale, poi familiare e di certo cittadina …io non permetterò che San Cipirello venga etichettata di Mafia per la mia amministrazione.
A San Cipirello ci sono i mafiosi ma San Cipirello non è un paese mafioso e la mia amministrazione non ha mai permesso il prevaricare o il favorire i mafiosi e la mafia”.

Conclude Geluso: “Quello che mi disturba di più è la conferma da parte del Tribunale di Palermo della incandidabilità dei due miei assessori, loro non lo meritano, non lo meritano affatto…Bastava la mia pena, quella la combatto con forza, la loro non la perdono e non perdono soprattutto quella di una giovane, preparata, competente, professionista che per qualche mese di giunta deve pagare per cose ed errori, che se provati e sussistenti durante la mia amministrazione, lei non ha mai commesso…Lo Stato di diritto non può permettersi di togliere il futuro alle nostre migliori generazioni. Non può permettersi di togliere l’entusiasmo dei nostri migliori ragazzi di volersi impegnare nella propria terra per cambiarla in meglio
Io non mi arrendo, non lo faccio e non lo farò mai, per me, per i miei assessori, per la mia famiglia, per il mio paese e per chi oggi non mi lascia solo un attimo e mi sprona a non arrendermi e mi aiuta nella battaglia.
I never give up …. Io continuo a difendere il mio ed il nostro paese”.

I due ex assessori ai quali si riferisce Geluso sono Giuseppe Clesi e Floriana Russo.

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