Il Comune di Palermo non dichiarerà il dissesto finanziario. A dare l’annuncio la giunta guidata dal sindaco Leoluca Orlando. Grazie ad una serie di deroghe e a fondi extra si potrà rientrare dai debiti. E questa sembra essere la strada al momento più conveniente. “Parere dei revisori, governo e parlamento – si legge in una nota della giunta – hanno messo in sicurezza finanziaria e giuridica il nostro piano di riequilibrio predisposto con grande impegno dal segretario generale con la collaborazione degli uffici comunali e adottato dall’intera giunta. Ricordiamo che parlamento e governo hanno accolto tutte le nostre richieste di risorse assegnando complessivamente con il decreto fiscale 70 milioni per Palermo nel 2021”.

La deroga con la legge di bilancio

Con la legge di bilancio (in corso di approvazione definitiva alla Camera) hanno rinviato al 31 gennaio 2022 l’approvazione dei piani di riequilibrio deliberati nel secondo semestre 2021, per cui è coinvolto anche il Comune di Palermo, ed è previsto il rinvio dal 31 dicembre al 31 gennaio 2022 il termine per tutti i Comuni italiani per accedere a risorse speciali per Comuni in piano di riequilibrio consentendo anche a Palermo di accedere a tali risorse nel 2022 e seguenti.

Il piano ventennale di rientro dai debiti

Inoltre Palermo partecipa al piano ventennale previsto per Napoli, Torino e Reggio Calabria per somme ingentissime sino al 2042 a seguito dell’intesa che sarà sottoscritta dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal sindaco che potrà prevedere anche entrate ulteriori oltre i 2,67 miliardi previsti per le quattro città capoluogo di Città metropolitana.

Eliminati alcuni obblighi

È stata prevista l’eliminazione dell’obbligo di copertura al 36% per asili nido e Palermo riceverà per la prima volta, come altri comuni siciliani, risorse per spesa sociale in base a fabbisogni standard definiti di intesa con Anci Sicilia. “Il partito del dissesto a questo punto – si legge in una nota della giunta – appare definitivamente improduttivo per le finanze comunali e devastante per lavoratori e cittadini. Non avendo debiti non avremmo alcun vantaggio da ‘effetto spugna’ del dissesto e perderemmo tra l’altro le risorse previste per i piani di riequilibrio e non previste per Comuni in dissesto. Con la definizione di tale percorso si può considerare  del tutto tolto ogni argomento giuridico e finanziario contrario alle scelte effettuate”.

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