A Palermo, anche le proteste vanno in vacanza nel weekend. Persino Dio, durante la creazione del mondo, riposò il settimo giorno. E così, dopo la conclusione dell’assemblea cittadina indetta sabato mattina, anche i consiglieri comunali dell’ex maggioranza e del M5S hanno deciso di interrompere l’occupazione di Sala delle Lapidi.

Una protesta indetta per l‘immobilismo che regna sull’iter del piano triennale delle opere pubbliche. Un’aula bloccata da giochi di palazzo e da trattative, neanche troppo velate, in vista della prossima tornata elettorale del 2022. Un contesto reso ancor più aspro da attacchi personali e diatribe evidenziate durante le ultime sedute di Consiglio Comunale. Come quella basata sulle linee del tram, sulla quale l’assessore alla Mobilità Giusto Catania ha lanciato sui social una sfida pubblica alle opposizioni.

L’attacco di Giulia Argiroffi

La richiesta dell’asse PD-Sinistra Comune-Avanti Insieme-M5S è quella di trattare l’atto al più presto. L’atto è inserito nell’agenda politica di Sala delle Lapidi già da maggio, ovvero al tramonto della prima bocciatura dell’atto votata ad aprile. Anche se, dopo lo scontro politico di venerdì, l’intenzione del presidente del Consiglio Comunale Totò Orlando è quella di andare a trattare il programma dei lavori alla conferenza dei capigruppo. Una riunione che è stata convocata per mercoledì e che sarà, probabilmente, trasmessa in streaming.

Un’interruzione della protesta che la consigliera comunale del gruppo “Oso” Giulia Argiroffi ha paragonato agli scioperi studenteschi indetti strumentalmente al fine di “perdere” qualche giorno di scuola. “Pagliacciata sempre più ridicola quella dei 12 che occupano Sala delle Lapidi. L’occupazione “indignata” è sospesa nel fine settimana? come da tradizione scolastica. E questi sarebbero quelli che hanno a cuore la città? il re è nudo e nessuno crede alle ridicole strumentalizzazioni di chi cerca disperatamente solo distrazioni e capri espiatori”.

Il tema centrale rimane il tram

L’ex esponente pentastellata attacca, fra gli altri, proprio gli ex colleghi di partito, puntualizzando che un’eventuale approvazione dell’atto non porterebbe nessun beneficio immediato alla città. “Nessuna opera rischia la perdita di finanziamenti. L’unica cosa che si rischia è che non si possa “prelevare” l’incremento di progettazione per il tram, con anticipazioni di soldi che nenache ci sono. Come se non bastassero i buchi al bilancio, quelli noti…”, conclude ironicamente la Argiroffi.

Il tema centrale della polemica politica fra le due fazioni del Consiglio Comunale rimane, alla fine, sempre lo stesso. Da un lato chi parla di principio di consecutività degli atti, prospettando quindi un’approvazione del piano triennale 20-22 al fine di potere trattare il successivo atto riguardante il triennio 21-23. Documento, questo si, in grando di mandare avanti i progetti utili alla città. Dall’altro lato, i consiglieri che sostengono l’inutilità di un’approvazione del piano triennale, alla luce anche della “scomoda” presenza del tram, in particolare della linea A che dovrebbe attraversare anche via Libertà.

La proposta delle opposizioni e le polemiche

Proprio Giulia Argiroffi, insieme al consigliere Mimmo Russo, si era resa protagonista di una proposta di mediazione. Un cronoprogramma ferreo che richiedeva la presenza dei Rup incaricati dei progetti delle opere. Nonchè un’accurata analisi delle opere che potessero andare ad impegno di spesa entro il 31 dicembre dell’anno in corso. Proposta poi terminata in un nulla di fatto. Cancellata dallo scontro d’aula e dalla volontà dell’asse ex maggioranza-M5S di andare immediatamente alla trattazione dell’atto.

Un fatto questo che è stato visto come una sorta di mancanza di cortesia da parte dei gruppi che avevano contribuito a mantenere il numero legale. Risultato? Il banco è saltato e l’atto rimane bloccato. Ad attendere il finale di una storia ormai avvilente sono i cittadini palermitani e i tecnici del Comune di Palermo, che attendono direttive per potere procedere con i bandi. Quelli si, decisamente a rischio.