“Non si può negare il diritto di un intero comparto al rinnovo del Contratto collettivo regionale di lavoro”. A dirlo i segretari generali regionali della Fp Cgil Gaetano Agliozzo, della Cisl Fp Paolo Montera, della Uil Fpl Salvatore Sampino e della Ugl Autonomie locali Ernesto Lo Verso nel giorno in cui all’Aran Sicilia ripartono le trattative per il Ccrl 2019-2021 dei dipendenti del comparto della Regione Siciliana dopo lo stop causato dall’abbandono del tavolo da parte di alcune sigle autonome.

“In queste settimane – proseguono i sindacalisti – abbiamo perso tempo a danno dei lavoratori. Speriamo di non doverne perdere ancora dietro a richieste che gettano soltanto fumo negli occhi poiché irrealizzabili in quanto prive di fondamento giuridico”.

La richiesta dei sindacati “Aumenti siano pari al 5%”

Dal fronte sindacale autonomo la richiesta è che gli aumenti siano pari al 5%, “ma in tutta Italia, in tutti i comparti della funzione pubblica – spiegano Agliozzo, Montera, Sampino e Lo Verso – gli incrementi salariali sono stati pari al 3,78 per cento. Perché è impossibile avere di più? Perché l’Accordo Stato-Regione prevede che le spese per gli aumenti contrattuali possano crescere soltanto a parità di quelli statali e dunque del 3,78 per cento. Se poi gli autonomi riuscissero ad ottenere di più, non ci tireremmo certamente indietro”.

“Rinnovo contratto non è più rinviabile”

Per Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Ugl il rinnovo del contratto non è più rinviabile ed è necessario e “le ragioni sono numerose. Una su tutte, il 10 agosto scade il mandato dell’Aran Sicilia e questo comporterà con ogni probabilità, vista la norma regionale che blocca le nomine, che per ottenere il già ampiamente scaduto Contratto collettivo 2019/2021 se ne riparlerà non prima dell’insediamento del nuovo Governo regionale, quindi nel 2023 inoltrato. Con buona pace di chi si assumerà questa gravissima responsabilità”.

“Inoltre – aggiungono – la conseguenza di un nuovo stop potrebbe essere quella che, alla fine, le somme stanziate per il rinnovo contrattuale potrebbero essere utilizzate per altre finalità. E questo, mentre l’inflazione galoppa e in questa particolare congiuntura economica, appare assurdo poiché è grave non adeguare i salari al maggiore costo della vita, oltre al fatto che si danneggerebbe ulteriormente la corrispondenza tra i servizi che deve erogare la Regione e le esigenze dei cittadini e delle imprese”.

Riclassificazione del personale

Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Ugl concludono intervenendo anche sul tema della riclassificazione del personale: “Noi certamente la vogliamo e l’abbiamo dimostrato concretamente sollecitando Governo e Ars ad appostare le prime risorse nella legge di stabilità finanziaria regionale 2022/2024. Abbiamo lavorato per il bene dei lavoratori e per il bene comune, come sempre, e tutto questo, nell’assordante silenzio degli autonomi, che poi hanno soltanto rilanciato la questione con proclami e annunci. Inoltre, abbiamo lavorato e continuiamo a farlo, monitorando gli esiti del vaglio della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla norma e, proprio per questo, già nei giorni scorsi, abbiamo chiesto che il Parlamento e il Governo regionali rafforzino il percorso già avviato. Il campo del possibile oggi è quello di una spesa dello 0,55% per la riclassificazione. Siamo coscienti che non basta. E per queste ragioni Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Ugl Autonomie Locali stanno lavorando a livello nazionale e confederale per ottenere al più presto l’incremento dei tetti disponibili per questo scopo”.

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