“Il nuovo stanziamento di ieri sera all’Ars di un paio di milioni di euro per le progressioni di una piccolissima parte del personale regionale è del tutto insufficiente per potere riavviare le trattative all’Aran Sicilia”. A dichiararlo sono i segretari generali del Cobas/Codir, Dario Matranga e Marcello Minio, e del Sadirs, Fulvio Pantano.

I sindacati “Governo regionale disattende impegno su riclassificazione”

“Così il governo regionale disattende, ancora una volta, l’impegno preso alcuni mesi fa sulla possibilità di stanziare 14 milioni per la riclassificazione che deve riguardare tutto il personale: tali somme, tra l’altro, sarebbero già disponibili e sarebbe bastato stornarle dalle economie sicure dello stanziamento per il contratto per cui dei 44 milioni disponibili se ne potranno usare solo 27. Tale manovra consentirebbe, con una semplice partita di giro, di riutilizzare in realtà fino a 17 milioni di euro. Somme che, se non utilizzate, andranno in economia”.

“Impensabile che governo possa pensare ad un contratto al ribasso”

Cobas/Codir e Sadirs continuano spiegando il loro punto di vista: “Il governo non può pensare di portare avanti un contratto al ribasso senza che vi sia contenuto, come non è inserito neanche nella proposta contrattuale, l’Ordinamento professionale che deve contenere espressamente il tema della riclassificazione e riqualificazione di tutto il personale con apposite norme di prima applicazione”.

Verso la mobilitazione del personale

La nota delle organizzazioni sindacali prosegue: “Cobas/Codir e Sadirs, davanti a tale gravissima ulteriore inadempienza non potranno dare un contributo costruttivo, perché già nel contratto precedente era stata data fiducia al governo attraverso la creazione di un’apposita Commissione paritetica che avrebbe dovuto – attraverso un’apposita ‘coda contrattuale’ – risolvere i temi rivendicati. Pertanto, in mancanza di ulteriori passi e in risposta a queste continue provocazioni – concludono i segretari generali dei sindacati Cobas/Codir e Sadirs – e ci riterremo liberi di indire una stagione di mobilitazione del personale con conseguenti azioni di lotta”.