Confimprese scrive al governatore della Sicilia Nello Musumeci.
“Nella nota inviata abbiamo voluto sottolineare – ha dichiarato il coordinatore Regionale di Confimprese Sicilia, Giovanni Felice – la necessità di intervenire a favore delle imprese più deboli. Bisogna andare oltre il mondo teorico ed affrontare il mondo reale delle prassi, delle consuetudini delle situazioni di fatto.
Tutti abbiano compreso che nulla sarà come prima – continua Giovanni Felice – i paragoni con il periodo post bellico si sprecano, ma si continua ad operare con strumenti ordinari che finiscono per danneggiare i ceti più deboli ed in particolare quella fetta di mondo reale che prende la forma di impresa ma che in realtà è un ammortizzatore sociale, un sistema di auto welfare che vive ai margini del confine legalità/illegalità rispetto al mantenimento degli impegni che le leggi che regolano il commercio e gli obblighi derivanti dall’essere impresa. Questo sistema semi invisibile è quello che in molti casi, oltre al sostentamento dei familiari, garantisce la sopravvivenza di tante micro imprese, il presidio commerciale in tanti Comuni, la presenza di tante piccole botteghe commerciali ed artigianali nei Centri Storici, l’esistenza di intere categorie, come ad esempio il Commercio su Aree Pubbliche, che da vita a mercati storici e mercati settimanali che, in special modo nel secondo caso, rappresentano oltre che uno dei pochi luoghi di ritrovo fisici rimasti, un elemento calmieratore dei prezzi che aiuta i ceti meno abbienti in quasi tutti i Comuni dell’isola.
Per questi soggetti “quasi invisibili”, nei provvedimenti pensati a sostegno delle imprese, non c’è alcun contributo. Non ricevono il bonus imprenditori perché magari non sono iscritti all’INPS, non ricevono stipendio e non saranno messi in CIG perché non sono dipendenti, non hanno il reddito di cittadinanza, perché avendo un loro lavoro, con dignità, hanno rifiutato un obolo che per molti di loro era lesivo del loro essere lavoratori. Non godranno degli interventi previsti dal sistema bancario, perché non sono soggetti ritenuti bancabili”.
Secondo il coordinatore Regionale di Confimprese, “questi soggetti non chiedono regalie, chiedono una possibilità: avere le risorse sufficienti per sopravvivere e ripartire. Per loro è una esigenza personale, per la politica è una emergenza sociale che va affrontata con decisione. È necessario dare liquidità alle aziende utilizzando, ripeto strumenti che vadano oltre i soliti criteri e che siano veloci.
Per supportare tali imprese in questo momento così difficile, sarebbe oltremodo necessario che la regione siciliana, attraverso l’impiego dei fondi pubblici di cui dispone, sostenga con un finanziamento agevolato a tasso zero le micro imprese che ne faranno richiesta, ottenendolo con la massima tempestività, per affrontare con la giusta serenità finanziaria le varie esigenze di gestione e di funzionamento”.
Questa la proposta di Confimprese: “Un prestito chirografario, della durata di 3 anni, di cui uno di preammortamento. L’importo concedibile potrebbe essere pari a 10 mila euro per ciascun addetto dell’impresa (titolare, dipendenti e collaboratori familiari), fino ad un massimo di 30 mila euro. Il rating aziendale dovrebbe essere non inferiore a 6 né superiore a 10; in ogni caso è sempre esclusa la peggiore fascia di rating e le aziende non retate
Confimprese chiede dunque:
1. Misure urgenti utilizzando Fondi della Regione da mettere in garanzia;
2. Misure a breve termine utilizzando Fondi Comunitari dal capitolo autoimpiego, salvaguardia livelli occupazionali come hanno già fatto altre Regioni.
In riferimento al punto 1. si potrebbero avviare velocemente i finanziamenti con quello che qualcuno ha definito “BAZOOKA DI LIQUIDITA’ PER LE AZIENDE”:
1. provvista messa dalla Regione, non meno di 200 milioni già disponibili
2. rischio assunto dalla stessa Regione su quella stessa provvista
Queste risorse destinate a finanziarie le aziende POCO O ATTUALMENTE NON bancabili (escluso chi era già in sofferenza ovviamente) che le Banche, come scritto nel documento, attualmente non finanzierebbero anche se c’è la garanzia 80% di Mcc, includendo chi oggi non ha finanziamenti ed alle attuali condizioni non potrebbe averne.
La nostra proposta è che queste somme, ripartite in lotti da 10 milioni, sarebbero assegnati a tutte le banche e finanziarie 106 vigilate che volessero sottoscrivere un accordo quadro, che farebbero tutti gli adempimenti, in maniera dematerializzata per tutte le 9 province.
In un mese i soldi sono già nelle tasche delle aziende siciliane perchè le banche aderenti e le finanziarie 106 non rischierebbero nulla e sono presenti diffusamente in tutte le 9 province siciliane.
La nostra preoccupazione è che qualora l’intervento fosse invece gestito da irfis, crias, ircac che sono chiuse al pubblico e non hanno il concetto di dematerializzazione, l’intervento atterrerebbe nel 2021.
In riferimento al punto 2, dovremmo seguire il percorso intrapreso da altre regioni, come ad esempio il Lazio che attraverso le misure della tutela e salvaguardia dei posti di lavoro ha messo a disposizione risorse a microimprese anche “protestate”.
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