Sono 567 i nuovi casi di Covid19 registrati nell’isola a fronte di 22.766 tamponi processati in Sicilia. Ieri i nuovi positivi erano 648. L’incidenza scende al 2,5% ieri era al 2,6%.

L’isola è al settimo posto per contagi, al primo c’è la Lombardia con 1.431 casi, al secondo il Veneto con 1.261 casi, al terzo il Lazio con 1.216 casi, al quarto l’Emilia Romagna con 998 casi, al quinto la Campania con 798 casi e al sesto il Friuli Venezia Giulia con 642 casi.

Le vittime, i guariti, gli attuali positivi

Gli attuali positivi sono 10.382 con un aumento di 290 casi. I guariti sono 268 mentre si registrano 9 vittime, che porta il totale dei decessi a 7.146.

La situazione negli ospedali

Sul fronte ospedaliero sono adesso 379 ricoverati, con 7 ricoverati in meno rispetto a ieri in terapia intensiva sono 40, quattro in più rispetto a ieri.

La situazione nelle singole province

Sul fronte del contagio nelle singole province  Palermo con 13 casi, Catania 195, Messina 206, Siracusa 55, Ragusa 22, Trapani 39, Caltanissetta 27, Agrigento 8, Enna, 2.

Misure non vaccinati anche luogo lavoro

“Bene le misure più restrittive per i non vaccinati ma devono valere da subito anche per i luoghi di lavoro”.

Lo afferma Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia: “Chi si oppone a tali misure – rileva – decide di compromettere la ripresa economica ed occupazionale del nostro Paese”.

“Non è più il momento – sottolinea Scordamaglia in una nota – di continuare a convincere gli indecisi, bisogna andare avanti con le misure stabilite e farlo con determinazione e serietà”. Il settore manifatturiero italiano e la crescita del Paese “non può essere ostaggio di chi si oppone al vaccino per pura ideologia”. Scordamaglia chiarisce come “il coraggio delle decisioni prese dal governo e dell’applicazione delle misure che ne sono conseguite, ha reso l’Italia modello della lotta al virus. Ha permesso al nostro paese di recuperare il crollo dai precedenti lockdown posizionandoci addirittura più avanti di paesi storicamente trainanti come Germania e Francia.

Non siamo però ancora salvi del tutto, siamo ancora a rischio, nel cuore di una delicata fase di transizione, nella quale un nuovo arresto dato da nuove chiusure ci farebbe precipitare nuovamente in difficoltà e recessione”.

E’ per questo che dovrebbe essere chiaro a tutti, prosegue, “come la ripresa economica ed occupazionale del paese non possa essere ostaggio di speculazione politica, elettorale, ideologica o di consenso. Stiamo recuperando oltre 500.000 posti di lavoro persi lo scorso anno per il lockdown, non arresteremo questo trend per pochi irresponsabili”. “Decisioni a metà, peraltro scientificamente infondate come la proposta di continuare a consentire i tamponi solo nei posti di lavoro – conclude – sono inaccettabili e prive di qualsiasi valore scientifico”.

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