Covid19, oltre 500 focolai in Sicilia ma tutti di piccole dimensioni, scende l’indice di contagio mail Ministero non pubblica i dati

Sono 504 i focolai di covid19 classificati in Sicilia dall’inizio della pandemia. Un numero che guardato così fa veramente paura. I più recenti sono un nuovo focolaio nella diocesi di Ragusa con 4 chiese chiuse al culto e 8 contagiati mentre salgono a 9 oggi i contagi nel focolaio del 118 di Siracusa e ancora un focolaio esteso in una Rsa la “Sereni orizzonti” di Palermo denunciato dai sindacati preoccupati. Sono questi i fronti di lotta al virus in Sicilia.

Dall’inizio della pandemia, dunque, e fino al 25 ottobre, data alla quale si fermano i dati usati per la divisione dell’Italia in zone, la Sicilia aveva dichiarato ben 504 focolai. La Campania solo 154, il Lazio 420.

Ma il dato va compreso. La spiegazione sta nelle dimensioni. Mentre altrove i focolai coinvolgono anche centinaia di positivi, in Sicilia nel 98% dei casi i focolai riguardano qualche decina di persone e nel 72% meno di dieci persone.

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Anche questo sarebbe uno dei dati alla base della scelta di inserire la Sicilia in zona arancione ma le stranezze sono tante. Ad esempio tarda ad arrivare il dato con il nuovo indice Rt. Di solito viene comunicato il venerdì ma oggi è sabato e ancora il dato del 6 novembre (aggiornato a domenica 1 novembre) non c’è. E questo è uno degli elementi che fa  gridare al complotto visto che secondo i dati siciliani l’indice nell’isola dovrebbe essere sceso a 1,32 (dopo aver toccato 1,49)

Ci sono, poi, i dati dell’Agenas, l’agenzia del Miniustero per le valutazioni in sanità per la quale sono 10 le regioni a rischio collasso del sistema sanitario e la Sicilia non è fra queste

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Intanto a causa della pandemia la Sicilia paga un conto salatissimo. L’analisi della Cgia di Mestre, che ha rielaborato dati Istat e Prometeia, è impietosa: il crollo del Pil, secondo lo studio, trascina la Sicilia indietro di ben 34 anni, (1986) con una perdita di ricchezza senza eguali nel Paese, che arretra di 22 anni (1998). Nell’isola la crisi provocata dal Covid-19 avrebbe bruciato 7,5 miliardi di euro nel 2020. In termini di valore aggiunto, per la Cgia, ogni siciliano in un anno ha perso 1.307 euro (-8,4 punti): a Siracusa 1.500 euro in meno, a Ragusa 1.451 euro, a Palermo 1.355, a Catania -1.352, a Messina -1.320, a Caltanissetta 1.235, a Trapani -1.154, ad Agrigento – 1.099, a Enna -1.051 euro. Crolla l’occupazione. La Sicilia è la quarta regione per posti di lavoro andati in fumo, con un calo del 2,9% (-39 mila posti). Fanno peggio la Calabria, la Campania e la Valle d’Aosta.

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