Con la positività di due infermieri, sale a 9 il numero di contagiati tra gli operatori del 118 di Siracusa. Un dato allarmante denunciato dal segretario della Fsi-Usae Siracusa, Renzo Spada che, nei giorni scorsi, rivolgendosi alla direzione dell’Asp di Siracusa, ha chiesto di fare eseguire i tamponi su tutto il personale in modo da arginare la diffusione del virus.
Non si arresta, comunque, il Covid19 nel Siracusano dove, secondo i dati forniti dall’Asp e diffusi dal sindaco del capoluogo aretuseo, Francesco Italia, ci sono 963 positivi in tutta la provincia, di cui 359 in città. “Si è registrato un incremento di 42 positivi, guariti 2 e 422 tamponi processati” ha spiegato ieri sera il primo cittadino di Siracusa.
Ma l’emergenza al 118 non si vive solo a Siracusa. Dopo la foto dell’infermiera che dopo ore di lavoro era crollata stremata nell’ambulanza adesso un altro medico in servizio nelle ambulanze lancia l’allarme.
“Queste sono ambulanze ferme da molte e sottolineo molte ore in attesa al pronto soccorso di Partinico, sì Partinico perché gli ospedali palermitani, quindi il ‘Cervello’, il ‘Civico’, non avevano posti per accettare pazienti…”.
E’ lo sfogo di un giovane medico palermitano, Luca Re, 34 anni, ogni giorno come altri suoi colleghi impegnati nella volenterosa e sfiancata trincea sanitaria. Parole che danno forse il senso dello scenario di fondo che ha precipitato la Sicilia nella zona arancione.
Il medico spiega che ieri dentro quelle ambulanze in fila davanti al Covid-hospital di Partinico “c’era un soccorritore, in alcune ambulanze anche due soccorritori, vestiti con tuta, guanti, doppia mascherina, calzari o stivali che magari ha dovuto scendere così vestito un paziente per le scale. Nonostante la stanchezza si è dovuto mettere alla guida per portare a destinazione il paziente che aveva bisogno di cure, e tutto sudato, con l’aria che manca dentro queste tute, aspetta il proprio turno per adagiare il paziente in un altra barella”.
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