“Non c’è un’altra strada, la via della precauzione è una via obbligata per arginare la pandemia. I numeri continuano ogni giorno drammaticamente a crescere e sono oltre 1 milione di morti nel mondo, sono cifre che parlano da sole e danno il senso della gravità della situazione. Questo Dpcm è in piena continuità con le misiure che il governo ha tenuto finora, c’è stato sempre un filo comune che unisce tutti i provvedimenti ed è il primato della tutela delle persone, un principio di precauzione evitando che il Ssn venga travolto”.

Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, nell’informativa alla Camera. Parole che tolgono ogni speranza vera ai siciliani e non soltanto agli italiani. Da ieri si parla di rivalutazione dei parametri ma l’intenzione, chiaramente, non c’è. Tutte le regioni amministrate dal centro destra resteranno blindate.

E per giustificare quella che è palesemente una scelta politica, non avendo supporti numerici e scientifici sufficienti ecco che compare un altro parametro che nel dpcm non c’è “Si tratta di un lavoro complesso. Ciascuna Regione viene classificata sulla base dell’incrocio di due parametri: indice di rischio prodotto dai 21 indicatori e i 4 scenari definiti attraverso gli Rt. Con lo scenario 4 e Rt sopra 1,50 indice di rischio alto, la regione viene collocata in zona rossa. Dopo 14 giorni con scenario e indice più basso avviene una nuova classificazione della cabina di regia”.

Dunque c’è un incrocio fra gli scenari dell’Iss e i 21 parametri. Non solo questo o solo quello. Un modo per dare margini di discrezionalità che però azzerano la trasparenza.

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, nell’informativa alla Camera continua “Si tratta di un lavoro di raccolta dati imponente, per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perchè i dati possano stabilizzarsi”.

“Se non pieghiamo la curva il personale sanitario non reggerà l’onda d’urto. Il personale è la questione più importante. Non dobbiamo perdere tempo in polemiche ma dobbiamo lavorare insieme. Ci aspettano mesi non facili ma abbiamo la forza per piegare nuovamente la curva”.

Ma poi bacchetta le Regioni che sarebbero state sempre coinvolte nonostante lo neghino tutte, di tutti i colori “In tutte le fasi del nostro lavoro c’è stato il pieno coinvolgimento delle istituzioni scientifiche cosi come delle Regioni. I criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le Regioni in due incontri, e da 24 settimane i parametri di riferimento vengono utilizzati senza che mai le Regioni abbiano portato obiezioni. il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm è stato redatto da un gruppo di lavoro con Iss e la stessa Conferenza delle Regioni. I dati posti alla base delle rilevazioni vengono caricati e la fonte dei dati sono le Regioni”.

A dar man forte al collega del Pd da un’altra platea anche il Ministro delle Regioni Boccia “Il nostro Paese ha retto in questi otto mesi perché la leale collaborazione tra Stato centrale, regioni ed enti locali è stata praticata. Ma quella leale collaborazione prevede anche un’assunzione di responsabilità quando si fanno scelte complesse e difficili” il ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, lo ha sostenuto nel suo intervento al workshop organizzato da Philip Morris e The European House – Ambrosetti.

Ma il Ministro della salute tenta di addolcire la pillola “Lo spirito con cui ci muoviamo è l’esatto opposto rispetto ad uno spirito punitivo verso le Regioni. Sappiamo che le misure comportano sacrifici ma non abbiamo alternative se vogliamo superare questa fase. E’ vero che sono tanti i casi asintomatici ma questa volta sono colpite tutte le Regioni”.

“Il virus circola in tutto il paese – conclude – ed essere in zona gialla non significa essere in un porto sicuro. Se continua ad alzarsi il numero di contagiati, inevitabilmente aumenteranno le terapie intensive e i decessi”.

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