Ancora una piccola flessione della curva dei ricoveri Covid19: in una settimana il numero dei pazienti è sceso complessivamente del 2,4%. È quanto testimonia il report del 15 novembre degli ospedali sentinella aderenti alla rete Fiaso.
Salgono dell’11% i ricoverati con Covid
La rete degli ospedali Fiaso rileva inoltre che la variazione è minima nei reparti Covid ordinari (-0,6%) dove calano in modo piuttosto netto i pazienti Per Covid, ovvero con sindromi respiratorie e polmonari (-16%), mentre salgono i ricoverati Con Covid (+11%).
Un quarto dei ricoverati è costituito da no vax
Tra i ricoverati Per Covid, con i sintomi tipici della malattia da Covid, spicca l’alto numero di no vax pari a un quarto (25%) dei posti letto occupati nei reparti ordinari, di malattie infettive e medicina interna.
Nelle terapie intensive si assiste a una riduzione dei pazienti di circa il 30%.
I pazienti no vax in gravi condizioni hanno un età media di 80 anni
Nei letti delle rianimazioni colpisce l’età molto avanzata dei non vaccinati: i pazienti no vax in gravi condizioni con sindromi respiratorie e polmonari hanno in media 80 anni. Anche nei reparti di rianimazione Covid i no vax costituiscono il 25% del totale delle presenze sempre secondo il report della rete Fiaso.
Diminuiscono anche i ricoverati under 18
Tra i minori di 18 anni diminuisce del 19% il numero dei ricoverati. È il dato registrato nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di Pediatria degli ospedali aderenti alla rete sentinella Fiaso.
Covid19 non è un caso chiuso
Per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, intervistato da La Stampa, il Covid-19 non è ancora un caso chiuso.
Campagna vaccinale a rilento
Il direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano ha affermato che “il desiderio di tornare alla vita normale e una certa rilassatezza nella percezione del pericolo epidemico sono senz’altro due dei fattori che hanno inciso” sul rallentamento della campagna vaccinale, soprattutto sulla somministrazione della quarta dose.
“La narrazione dell’epidemia e della sua gestione attuale influisce in maniera significativa sulla percezione del rischio pandemico. Per esempio, il recupero del personale medico-sanitario non vaccinato veicola un messaggio di noncuranza – ha proseguito – Oltre ad alimentare la facile propaganda No Vax, costruita sapientemente anche a livello internazionale per minare la credibilità dei vaccini e sulla quale sarebbe utile istituire una commissione d’inchiesta. Dunque, si registra una certa fatica nella vaccinazione. Noi chiediamo alle persone di fare un richiamo a distanza di sei mesi dall’ultima dose o dalla guarigione, ma molti, nella pratica, ci rispondono: ‘La terza dose l’ho fatta ma adesso basta’”.
“Ci sarà un’onda”
Pregliasco ha sostenuto che “le risalite ci sono, le curve ci mostrano che ci sarà un’onda, non un’ondata, e che non sarà pesante. Ma bisogna essere preparati. E con l’influenza stagionale non sarà facile distinguere tra le due patologie”.
Il giudizio sul Governo Meloni
A proposito, poi, della strategia del neo governo Meloni, Pregliasco ha detto che “sicuramente i messaggi politici relativi alle misure anti-Covid erano attesi da molte persone perché sono stati oggetto di campagna elettorale da parte di almeno due dei partiti che oggi sono al governo. Certo, l’obbligatorietà del vaccino è una scelta politica e ciascun Governo stabilisce la propria linea, ma nella fase acuta dell’epidemia era indispensabile come strumento contenitivo dall’efficacia oggettiva, per una più rapida ripresa. Oggi viviamo una situazione relativamente positiva, di stabilità, con qualche lieve oscillazione: l’Rt è inferiore a 1 e l’ospedalizzazione è sotto controllo. In ogni caso, il ministro Orazio Schillaci l’ha già detto: occorre una comunicazione istituzionale importante e persuasiva sulla campagna vaccinale. La normalità che rincorriamo dipenderà soprattutto da quanto i fragili e i soggetti a rischio saranno protetti con il vaccino”.
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