Braccio di ferro con Ryanair in vista. Un tampone positivo alla vigilia di una partenza in aereo ed ecco il proprio viaggio sfumare nel nulla. A chi, in questi ultimi due anni di pandemia, non è purtroppo capitato? Oltre alla preoccupazione per avere contratto il covid19, si aggiungono anche le procedure per il rimborso delle spese anticipate per il viaggio, tra cui i biglietti aerei. Ed ecco l’amara sorpresa che molti viaggiatori hanno ricevuto come risposta da Ryanair: per la compagnia irlandese il covid non è una malattia grave, pertanto i biglietti non sono rimborsabili. Immediata la risposta dell’associazione Cid, Centre For International Development, assistita dagli avvocati Alessandro Palmigiano e Mattia Vitale, che hanno depositato un ricorso all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, per verificare il comportamento illegittimo della compagnia aerea nei confronti dei propri passeggeri.

Tante segnalazioni

L’associazione, che da anni opera nel settore della tutela dei consumatori, ha ricevuto in questi mesi segnalazioni da parte di passeggeri che, essendo impossibilitati ad utilizzare i voli acquistati da Ryanair per aver contratto il covid19, ed essendo quindi in possesso di un tampone risultato positivo nelle date previste per la partenza, hanno richiesto alla compagnia aerea il rimborso del biglietto, allegando anche la documentazione medica attestante la malattia. Ma per tutta risposta hanno ricevuto un rifiuto da parte del vettore irlandese.

I motivi della compagnia

La compagnia ha infatti risposto ai propri passeggeri con una e-mail in cui afferma che “… un test Covid positivo non è considerato una malattia grave, se hai un test positivo non è considerato una malattia grave, se hai un test positivo alla data del tuo viaggio la tua migliore opzione è spostare la data del tuo viaggio a una futura. Se sei preoccupato per il viaggio e il tuo volo è ancora operativo, non è dovuto alcun rimborso in quanto il tuo biglietto non è rimborsabile”. Una risposta, secondo l’associazione che tutela i consumatori, contrastante anche con il regolamento interno della stessa Ryanair, che prevede il rimborso della tratta acquistata in caso di malattie che non permettano di prendere l’aereo, proprio come in caso di contagio da Covid, in cui – per legge – è necessario l’isolamento fino alla completa guarigione.

Inaccettabile discrezionalità

“È inaccettabile – spiega Alessandro Palmigiano – la discrezionalità con cui Ryanair classifica il covid come una patologia non grave. Ritengo si tratti di una pratica commerciale contraria ai principi di correttezza e diligenza professionale. Inoltre – continua il legale palermitano – la condotta della compagnia viola anche quanto stabilito dell’Enac che impone ai passeggeri positivi, proprio per contenere l’epidemia da Covid, di non imbarcarsi sugli aerei e di avere diritto al rimborso del prezzo da parte del vettore per non avere usufruito del biglietto aereo”.

La presunta violazione

Il ricorso al Garante fa inoltre riferimento alla violazione dell’articolo 945 del codice della navigazione, secondo cui “se la partenza del passeggero è impedita per causa a lui non imputabile, il contratto è risolto e il vettore restituisce il prezzo di passaggio già pagato” e all’articolo 1463 del codice civile, secondo cui “nei contratti con prestazioni corrispettive, la parte liberata per la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta non può chiedere la controprestazione, e deve restituire quella che abbia già ricevuta, secondo le norme relative alla ripetizione dell’indebito”.

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