Sono 5.497  i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 33.961  tamponi processati in Sicilia. Il giorno precedente i nuovi positivi erano 5.528. Il tasso di positività sale al 16,2% ieri era al 16%.

Le vittime, i guariti, gli attuali positivi

L’isola è al terzo posto per contagi. Gli attuali positivi sono 223.672 con un incremento di 1.251 casi. I guariti sono 5.380 mentre le vittime sono 25 portano il totale dei decessi a 9.721.

La situazione negli ospedali

Sul fronte ospedaliero sono 933 ricoverati gli stessi casi rispetto a ieri, in terapia intensiva sono 65, un caso in più rispetto a ieri.

La situazione nelle singole province

Questi i dati del contagio nelle singole province Palermo con 1.697 casi, Catania 922, Messina 855, Siracusa 521, Trapani 721, Ragusa 521, Caltanissetta 321, Agrigento 830, Enna 268.

Risalgono l’Rt (a 0,84 da 0,75) e incidenza (a 510 da 433)

Risale l’indice di trasmissibilità Rt: a 0,83 rispetto allo 0,75 della scorsa settimana e sale anche l’incidenza dei casi Covid che, questa settimana, si attesta a 510 per 100mila abitanti rispetto a 433 per 100mila della settimana precedente. E’ quanto emerge, secondo quanto si apprende, dal monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute.

Cala ancora occupazione malati Covid in intensive e reparti

Continua a calare l’occupazione dei posti letto per pazienti Covid sia nelle terapie intensive sia nei reparti ordinari. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 5,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 10 marzo) contro il 6,6% della corsa settimana (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 03 marzo). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è invece al 12,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 03 marzo) rispetto al 14,7% della settimana precedente (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 03 marzo).

Incidenza nelle Regioni

E’ quasi doppia in Umbria, questa settimana, l’incidenza dei casi di Covid rispetto alla media nazionale: si registra infatti un valore di 993,4 casi per 100mila abitanti rispetto al valore nazionale pari a 510. Le altre Regioni che registrano le incidenze più elevate sono la Calabria con 780,7 e le Marche con un valore pari a 752 per 100mila abitanti. Segue la Provincia Autonoma di Bolzano con 723. E’ quanto emerge, secondo quanto si apprende, dalla tabella sugli indicatori decisionali del monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute. .

Dopo 5 settimana un leggere incremento dei cari

Per 5 settimane consecutive “abbiamo assistito ad una riduzione del numero dei nuovi casi settimanali. Ora, per la prima volta, non solo la riduzione si è arrestata ma ci sono lievissimi incrementi. Si tratta di numeri bassi, ovvero l’1,5% in più, ma è significativo il fatto che la discesa dei casi si è arrestata e soprattutto c’è un incremento dei casi in 12 Regioni e ben 49 province. Non si tratta quindi di un fatto isolato ma è il segno di un’aumentata circolazione virale”. Lo evidenzia Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, su Cusano Italia Tv. “Elementi di grande preoccupazione – prosegue – sembra non ce ne siano: è ancora troppo presto per capire se si tratta di un rimbalzo nella curva dei contagi o di un’onda successiva. Occorreranno 7-10 giorni per capirne di più. Nel frattempo va tenuta d’occhio la curva e, ancora più importante, è indispensabile indossare le mascherine al chiuso perché sappiamo che è l’aerosol è la principale modalità di contagio”. Il tasso di positività dei tamponi all’11,4%, oltre un milione di positivi e 40 mila nuovi casi al giorno sono dati che dimostrano un’elevata circolazione del virus a causa secondo l’esperto”del rilassamento della popolazione, della diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, della tardiva primavera che costringe a stare al chiuso e del declino della protezione vaccinale, anche dopo il booster, nei confronti dell’infezione dopo qualche mese”. “Con questa elevata circolazione virale oggi – conclude Cartabellotta – pensare di eliminare le mascherine al chiuso sarebbe una follia”.

Covid: indice RDt a 1,18 e sopra 1 in tutte Regioni

L’indice di replicazione diagnostica RDt, proposto dalla Società italiana di epidemiologia e con cui si ottengono valori simili a Rt ma più tempestivi e aggiornati, “è pari a 1,18 calcolato a ieri e sta aumentando in tutte le Regioni, mentre l’Rt pari a 0,84 segnalato nel monitoraggio settimanale dell’Iss diffuso oggi è il valore riferito a circa dieci giorni fa ed è dunque superato. Al contrario, l’RDt calcolato a ieri risulta superiore a 1 in tutte le Regioni tranne l’Emilia Romagna dove è pari a 0,99”. Lo afferma all’ANSA Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia, sottolineando che questo vuol dire che i casi di Covid “stanno aumentando dappertutto sul territorio nazionale”. L’ RDt, spiega l’esperto, “è calcolato come rapporto tra le diagnosi dì positività degli ultimi sette giorni rispetto a quelle dei sette giorni precedenti. Se è minore di 1 significa che i casi diminuiscono, se è uguale a 1 significa che i casi sono stabili, se è maggiore di 1 i casi aumentano. Ad esempio, se RDt è pari a 1,18 come ieri, ciò significa che l’intensità dei casi è pari ad un aumento del 18% alla settimana”. Se il trend “continua ad essere questo – avverte dunque Cislaghi – c’è il rischio di una nuova ondata epidemica. Ad ogni modo, c’è da aspettarsi che almeno nella prossima settimana i casi continueranno ad aumentare”. Quanto invece al calo dei ricoveri registrato nell’ultimo periodo, “non bisogna guardare alla prevalenza, ovvero al numero di posti letto occupati e che si riferiscono ai casi di almeno due settimane fa, bensì agli ingressi giornalieri in ospedale che stanno invece aumentando”. Anche la mortalità “intesa come numero di casi sta leggermente diminuendo, tuttavia la proporzione dei decessi rispetto ai casi di 21 giorni fa, ovvero l’indice di letalità, sta aumentando”. La conclusione, dunque, è che” i dati stanno peggiorando, anche se non ancora in maniera drammatica, e sembra – conclude – che si sia all’inizio di una nuova crescita epidemica”.

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