Sono 2.817 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 23.420 tamponi processati in Sicilia. Ieri i nuovi positivi erano 3.111. Il tasso di positività scende al 12% mentre ieri era al 14,5%.

Le vittime, i guariti, gli attuali positivi

La Sicilia è oggi al settimo posto per contagi. Gli attuali positivi sono 116.344 con un aumento di 1.294 casi. I guariti sono 2.346 mentre le vittime sono 12 portano il totale dei decessi a 10.599.

La situazione negli ospedali

Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 848, 10 in meno rispetto a ieri, in terapia intensiva sono 46, lo stesso numero rispetto a ieri

La situazione nelle singole province

A livello provinciale si registrano a Palermo 735 casi, Catania 693, Messina 962, Siracusa 295, Trapani 311, Ragusa 202, Caltanissetta 160, Agrigento 269, Enna 25.

Covid: Locatelli, ora ritorno a normalità ma virus circola

Le ultime decisioni “vanno verso un progressivo ritorno alla normalità, dal venir meno del Green Pass all’abbandono della mascherina in numerosi contesti. Senza tuttavia sottovalutare una circolazione virale ancora significativa e dimenticare l’utilità della vaccinazione, la raccomandazione della mascherina in ambienti affollati e l’obbligo di Ffp2 su mezzi pubblici, aerei e treni a lunga percorrenza”.

Lo dice in un’intervista a ‘La Stampa’ Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. La speranza “è non dover fare passi indietro – spiega – resta importante promuovere la campagna vaccinale in Italia e all’estero”. Intanto, “godiamoci gli spazi di progressivo ritorno alla normalità”. Va sfatato il mito “che la nuova variante non sia pericolosa. Anche se è un po’ meno patogenica, per i non vaccinati i rischi restano alti. Il suggerimento fortissimo resta di vaccinarsi con tutte le dosi raccomandate”. Per la quarta dose “non c’è stata, al momento, l’adesione auspicabile.

Solo il 15% degli immunocompromessi e il 4,3% degli ultraottantenni o della fascia 60-79 anni con patologie concomitanti hanno aderito. Vanno coperti con urgenza”. Per fortuna “abbiamo 48,6 milioni di italiani che hanno ricevuto il ciclo di vaccinazione primaria, oltre il 90% della popolazione sopra i 12 anni, ma ce ne sono 3,7 milioni che aspettano a fare la terza dose”. Venendo al long Covid, “alcuni studi lo stimano dal 10 al 25% dei guariti. Resta una problematica su cui investire in campagne di monitoraggio per limitare danni a distanza”.

Tra i temi dell’intervista anche la nuova epatite: “La società pediatrica Sigenp ha documentato che in Italia ci sono stati da inizio anno a oggi 20 casi di epatite a causa sconosciuta, di cui 18 sotto i 10 anni, e di cui uno ha necessitato di trapianto di fegato e uno è positivo all’adenovirus. Numeri del tutto sovrapponibili a quelli del triennio precedente. Inoltre, non dimentichiamo che il 50% delle epatiti è sempre a causa ignota”.

Covid: Abrignani, dopo 2 anni pandemia si accetta rischio

Da oggi niente più green pass a portata di mano, né mascherine obbligatorie. Ma serve cautela, perché “il virus continua a circolare – dice in un’intervista a ‘Il Messaggero’ Sergio Abrignani, ordinario di immunologia dell’Università Statale di Milano – e se alcune restrizioni decadono è solo perché dopo due anni di pandemia abbiamo accettato socialmente che ci sarà una piccola parte di popolazione che si ammalerà in modo severo perché senza green pass e mascherine sarà più esposta al rischio”. Chi è vaccinato con tre dosi “è protetto al 90% dalla malattia severa, ma con la variante Omicron è protetto al 65% dal rischio di infettarsi. Chi non è vaccinato ha ovviamente un rischio d’infezione assoluto e quando è infettato ha un rischio di morire 10 volte più alto di un vaccinato che si infetti” ricorda. Dopo due anni di pandemia, “si accetta il rischio. Abbiamo ancora decine di migliaia di infezioni e più di 100 morti al giorno, parliamo ancora di un virus che circola tanto, però abbiamo accettato l’idea che ormai abbiamo fatto il massimo”.

Ora si accetta “di vivere in una situazione in cui ogni mese potrebbe morire di Covid qualche centinaio di persone in più rispetto a ciò che avverrebbe con le misure usate fino a oggi. E saranno per un 35% gli ultra ottantenni vaccinati, per un 40% gli ultra sessantenni non vaccinati (anche se rappresentano solo il 6% degli ultra 60enni), per un 25% gli ipo-vaccinati con una o due dosi”. I numeri “ci dicono che la pandemia non è affatto finita, ogni giorno abbiamo 50mila infezioni e 100-150 morti. Però, per fortuna, andiamo verso la stagione calda quando il virus dovrebbe circolare di meno”. Per tutto il mondo “ora è importante vaccinare il più possibile, monitorare con grande attenzione l’insorgenza di nuove varianti – aggiunge l’immunologo – sviluppare nuovi e più efficaci farmaci antivirali”.

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