La crisi economica determinata dal Covid19 con annesso lockdown ha messo in ginocchio tutti i settori lavorativi: in Sicilia circa 92mila persone hanno perso la loro occupazione.

Non è andata allo stesso modo per il comparto edile, nonostante da anni ormai venga denunciata una situazione emergenziale per i lavoratori delle costruzioni e lo stallo di numerosissimi cantieri.

Eppure, mentre il Paese si fermava per tre mesi, proprio nell’edilizia, si è assistito ad una sorta di ‘rinascita’: 16mila posti di lavoro in più. A fornire il dato, che non può non destare sospetti, è l’edizione odierna di Repubblica Palermo.

Il boom del numero degli occupati in edilizia potrebbe essere nient’altro che una corsa alla regolarizzazione per ottenere la cassa integrazione erogata causa Covid19. Una idea che non è fantasiosa, dal momento che proprio nelle costruzioni il lavoro nero è assai diffuso. I dati del bollettino Istat diffuso la settimana scorsa parlano chiaro: mentre tutti gli altri settori languivano, quello edile ha avuto una crescita degli occupati.

La vicenda rappresenta un tema allarmante anche per l’Ance, l’associazione dei costruttori.  Lo pensa Massimiliano Miconi, presidente dell’Ance a Palermo, secondo il quale “Tutte le misure varate a livello nazionale hanno prodotto un allettante meccanismo. Chi non segnalava i propri dipendenti potrebbe averlo fatto in quei mesi pur di accedere ai benefici. Anche perché il settore non segnala aumenti in termini di massa contributiva”. Difficile capire quanti siano i lavoratori realmente impiegati.

Sul punto anche la Cgil ha perplessità come conferma Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia che parla di “crescita apparente” anche alla luce della constatazione che gli occupati reali, che lavorano nei cantieri, e versano i contributi previdenziali, sono invece diminuiti.

La banca dati della Cassa edile di Palermo ha voluto vederci chiaro ed ha esaminato i dati. Ad aprile c’è stato un crollo degli occupati, -11,02 per cento, a maggio e giugno un lievissimo aumento, + 4,13 e + 2,79 per cento.
In diminuzione anche le ore effettivamente lavorate. Cosa accadrà quando la cassa integrazione finirà? Per Mannino “ci sarà un crollo verticale degli occupati”.

Ma è sempre Miconi a indicare una via “Bisogna sperare – dice ancora Miconi – che quel lavoro rimanga in bianco, cioè che gli imprenditori furbi e scorretti che hanno cercato di accedere alle misure di sostegno non ritornino al nero. Da parte nostra possiamo dire che ci sono tutti gli sforzi per isolare chi fa così”.

Nella nostra Isola, nonostante i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione da parte della Regione, la misura di sostegno al reddito ha riguardato migliaia di lavoratori, in questo momento, secondo Mannino, i cassintegrati sono circa 65mila.

Adesso di aspetta di capire cosa succederà nei prossimi mesi. L’Ance si batte perché tutto avvenga in un contesto di trasparenza e legalità.

“Noi – conclude Miconi – possiamo garantire per il sistema Ance, che ha protocolli che obbligano al rispetto dei contratti e delle norma di sicurezza. Poi c’è tutto un mondo che noi combattiamo che purtroppo sfugge al nostro controllo”.

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