L’ergastolo ostativo è uno dei temi che hanno fatto venir fuori tesi più o meno complottiste sulla presunta trattativa per la cattura di Matteo Messina Denaro. Non a caso domani si conoscerà la decisione della Cassazione sulla compatibilità con la Costituzione delle nuove norme proprio sull’ergastolo ostativo.
Le norme nuove del Governo Meloni
Le nuove norme sono state varate dal governo Meloni con il decreto legge del 31 ottobre 2022 n.162. Il provvedimento contiene anche altre misure urgenti. La camera di consiglio dei supremi giudici si svolge oggi e, come da norme, non è partecipata né dalla procura né dalla difesa del detenuto all’ergastolo ostativo. Un caso emblematico arrivato per dubbi di costituzionalità fino alla Consulta che ha restituito gli atti agli ‘ermellini’ lo scorso 8 novembre proprio per l’entrata in vigore delle nuove norme. Dalla difesa e dell’accusa solo atti scritti.
La presunta merce di scambio
L’arresto di Messina Denaro avvenuto nei giorni scorsi è stato visto come la “merce di scambio” tra lo Stato e la mafia per l’abolizione dell’ergastolo ostativo. Tanti personaggi illustri hanno avanzato questa tesi paventata anche da Salvatore Borsellino, fratello del giudice antimafia ucciso da cosa nostra. L’arresto di colui che è considerato il capo indiscusso di cosa nostra, sta di fato che ha suscitato reazioni contrastanti nella società civile. “Non vorrei – ha detto Borsellino – che a fronte di questo arresto ci sia la liberazione dall’ergastolo ostativo di personaggi come i Graviano. Mi aspetto di non vedere pagato nel prossimo futuro il prezzo di questa cattura. Non vorrei che la contropartita dell’arresto di Messina Denaro fosse l’abolizione dell’ergastolo ostativo”. Borsellino avrebbe fatto riferimento alle dichiarazioni rilasciate da tale Boiardo in una punta di “Non è l’Arena” di Giletti su La7.
La modifica chiesta dall’Europa
L’ergastolo ostativo impediva la concessione di qualunque beneficio penitenziario ai condannati – un esercito di un migliaio di persone costituite soprattutto da mafiosi e terroristi – senza collaborazione con la giustizia. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha nel 2019 posto alcuni dubbi, chiedendo all’Italia di modificare la legge; poi la Corte costituzionale ha aperto ai permessi premio per i boss.
Divieto assoluto incompatibile con Costituzione
La Corte costituzionale ad aprile del 2021 stabilisce che questo divieto assoluto è incompatibile con la Costituzione, ma si ferma a un passo dalla decisione, dando un anno di tempo al Parlamento per intervenire, termine che sarà ulteriormente prorogato senza che si arrivi a una nuova legge. Quando la deadline è imminente il governo Meloni vara un decreto per impedire le “scarcerazioni facili” e detta le nuove regole: per accedere ai benefici penitenziari i condannati per reati di mafia che non collaborano con la giustizia dovranno aver riparato il danno alle vittime e dimostrare di aver reciso i rapporti con i clan, allegando “elementi specifici”, che consentano “di escludere l’attualità di collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, con il contesto nel quale il reato è stato commesso”.
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