“Ennesima aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria in servizio nelle carceri della Sicilia”. Lo denuncia Calogero Navarra, segretario regionale per la Sicilia del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria. “Ieri nel tardo pomeriggio, nel carcere di Termini Imerese – racconta Navarra -, un detenuto italiano che si rifiutava di rientrare in cella, ha scorto un poliziotto che qualche giorno prima lo aveva richiamato per i suoi comportamenti durante la detezione. Proditoriamente, ha tentato di aggredirlo. Il detenuto è stato dunque fermato e contenuto dal pronto intervento di altri agenti, due dei quali hanno poi dovuto fare ricorso alle visite presso il nosocomio di Termini, uno per una forte contusione alla mano sinistra e l’altro con una piccola tumefazione all’occhio destro”.

Situazione insostenibile

“Non passa giorno dove i poliziotti in servizio nel distretto penitenziario siciliano non siano vittime di episodi violenti da parte dei ristretti – aggiunge Navarra -. Tutto ciò è sconcertante, soprattutto per l’inerzia e la mancanza di provvedimenti da parte degli organi preposti dell’amministrazione penitenziaria. Non sono più rinviabili azioni risolutive che pongano fine a tali azioni violente. Quanto può resistere ancora il personale della casa circondariale Cavallacci di Termini Imerese e quello in servizio in tutte le altre strutture detentive della Sicilia, in emergenza ormai ogni giorno? E quando si decideranno i nostri uffici ministeriali a prendere provvedimenti”, conclude Navarra.

Situazione sempre più critica, cosa serve

“La situazione penitenziaria è sempre più critica – rilancia Donato Capece, segretario generale del Sappe –  causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. I detenuti sono tornati a numeri allarmanti: 60mila a livello nazionale, oltre 6.500 in Sicilia”.

Il Sappe torna chiedere l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi, l’espulsione dall’Italia dei detenuti stranieri per fare scontare loro la pena nelle carceri dei paesi di appartenenza, la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari per il contenimento dei numerosi detenuti affetti da problemi mentali. “Oggi questi – precisa Capece – sono ristretti indiscriminatamente nelle carceri tra gli altri e molto spesso responsabili di gravi eventi critici. Inoltre i detenuti tossico ed alcoldipendenti devono destinati in comunità di recupero. Ma è urgentissimo dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.

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