“Chi conosce la storia della mafia sa che non si possono trarre conclusioni affrettate. Non si può affermare con certezza che la stagione delle stragi sia finita. Cosa Nostra è stata in grado di cambiare le proprie strategie in base alle contingenze politiche e sociali del Paese. In questi giorni, alcuni toni trionfalistici stanno diventando pericolosi.

Non si può essere certi che questa sia la fine di una Cosa Nostra violenta nei confronti dello Stato e delle istituzioni.
La storia ci insegna che la mafia adotta strategie diverse a seconda degli eventi e delle contingenze. Vedremo cosa succederà in futuro, l’arresto potrebbe destabilizzare l’assetto attuale delle mafie italiane, ma non si può sottovalutare la loro forza
e capacità di infiltrazione in economia, imprenditoria e finanza”. Lo ha detto il magistrato Nino Di Matteo, intervistato a Rtl 102.5.

Sulle parole del ministro Nordio riguardo i magistrati impegnati nella lotta alla mafia ha detto: “Spesso, come nel
caso della riforma Cartabia, non sono stati considerati gli allarmi lanciati dai magistrati antimafia rispetto alle
conseguenze che tali riforme avrebbero avuto sul sistema complessivo della repressione della mafia. Oggi si sta
constatando come alcuni aspetti di quella riforma fossero dannosi per la lotta alla mafia. Non si può sostenere che ci sia
stato un Parlamento supino ai magistrati antimafia, ma piuttosto che troppe volte non si è voluto ascoltare il loro parere e il loro pensiero. Quindi non sono d’accordo con il pericolo che prospetta il ministro Nordio”

Covo svuotato? Solo ipotesi

“Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima (magari portando via documenti o materiali di interesse investigativo, ndr) nel secondo cosiddetto ‘covò di Matteo Messina Denaro. Mi auguro che se qualcuno c’è stato, abbia lasciato qualche traccia. E’ una ipotesi da verificare ma allo stato non siamo in grado di confermarla». Lo ha affermato il comandante del Ros dei carabinieri, generale Pasquale Angelosanto, intervistato da «Porta a Porta». In tutti i ‘covì del boss sinora individuati, ha spiegato Angelosanto, “i colleghi del Ris stanno facendo un repertamento di carattere biologico, perchè l’unico modo per poter dire che quei luoghi erano frequentati da delle persone è trovare delle tracce di dna che, una volta sequenziate e messe da parte, verranno confrontate col dna di tutti gli eventuali indagati”.

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