L’ex presidente della Regione Totò Cuffaro a sostegno del digiuno di Rita Bernardini, la leader di “Nessuno tocchi Caino” che da 25 giorni è in sciopero della fame per rivendicare i diritti dei carcerati. “Come componente del consiglio direttivo di ‘Nessuno Tocchi Caino’ non posso che significare la laboriosità con la quale la nostra presidente Rita Bernardini sta conducendo il suo digiuno di dialogo che dura da 25 giorni” sono le parole del commissario regionale della Democrazia Cristiana nuova, Salvatore Cuffaro. “Un digiuno – aggiunge – che pone al centro della lotta politica nonviolenta il sovraffollamento degli istituti penitenziari del nostro Paese in questo particolare momento storico pandemico, ma che vede la speranza di un miglioramento nella proposta del deputato alla Camera Roberto Giachetti“.

Strumento di lotta politica

“Un digiuno che sta producendo più di un risultato positivo – ha precisato l’ex presidente della Regione Siciliana – per tutti i cittadini detenuti del nostro paese, il corpo e la volontà di Rita Bernardini sono infatti per tutti noi strumento di lotta politica e di dialogo con le istituzioni. Le prime risposte vantaggiose si sono ottenute durante l’interlocuzione avuta con il ministro Marta Cartabia circa il miglioramento della vita detentiva, risposte condivise anche da Marco Rutolo, che ha diretto la commissione Cartabia sul miglioramento della vita detentiva e ordinario di diritto costituzionale presso l’università Roma Tre”.

“Il carcere storia di anime”

“Inoltre apprendo con grande piacere da un articolo del ‘Il Riformista’ che, esattamente come me, – sostiene sempre Cuffaro – anche lo stesso professor Marco Rutolo è d’accordo sulla promozione della proposta di Giachetti circa l’aumento a 75 giorni della liberazione anticipata speciale”. Opzione che verrebbe garantita per ogni anno di detenzione in caso di buona condotta. “Attendiamo adesso che la nostra Rita Bernardini venga ricevuta dal capo del dipartimento penitenziario Bernardo Petralia, incontro previsto per il 3 gennaio. Sono uscito dal carcere di Opera dopo il congresso di ‘Nessuno Tocchi Caino’, portandomi dentro lo sguardo di tutti i miei fratelli detenuti, con una tacita promessa fatta a loro e a me stesso, una promessa sempre rinnovata, la promessa di essere per loro motivo di speranza, con l’impegno – conclude – di far capire alle istituzioni ed alla società che il carcere non è storia di corpi ma di anime”.

Articoli correlati