Una Regione che non funziona perchè l’80% dei dipendenti regionali “si gratta la pancia” e ora non vuole neanche rientrare al lavoro dallo smart working. E’ polemica in Sicilia dopo lo sfogo del Presidente della Regione che sabato ha lanciato le sue accuse ai regionali dal palco delle giornate dell’energia. I sindacati annunciano querele e anche dal Pd  e dalle forze autonomistiche piovono critiche.

“Sbigottiti. Per un attacco generico. E sconsiderato” si dicono Cgil, Cisl e Uil,  mentra vanno oltre gli autonomi del Cobas Codir il sindacato maggiormente rappresentativo dei regionali che annunciano di aver dato mandato ai propri legali per querelare il Presidente della Regione. Per l’altro sindacato autonomo, il Siad Cisal, Musumeci prova solo a coprire i fallimenti del suo governo. Ed anche il segretario regionale del Pd il deputato regionale Anthony Barbagallo dal congresso che lo ha acclamato alla guida del partito interviene accusando “ieri la caccia ai migranti, oggi ai dipendenti regionali, c’è da chiedersi domani a chi toccherà finire nel mirino di un presidente che spara nel mucchio per nascondere i suoi fallimenti.

Ma sui social l’intervento del presidente, invece, spopola avendo detto, di fatto, quel che la vulgata popolare sostiene da anni. Ma “al Presidente della Regione spettano azioni concrete, non scenette raccogli consensi” dice Salvo Fleres, Portavoce di Unità siciliana. “Se il Presidente della Regione si duole davvero del funzionamento dei suoi uffici e si lamenta dell’efficienza della burocrazia, non si affida ad una dichiarazione di stampa, ma convoca i dirigenti e avvia gli eventuali provvedimenti disciplinari. In ogni altro caso si tratta solo di fuffa, buona – forse- per cercare facili consensi, mentre la gente marcisce in attesa di un documento o di una prenotazione in ospedale. Gli uffici possono anche non brillare per efficienza, ma la responsabilità è sempre e solo politica”.

A tutti risponde l’assessore regionale alla Funzione Pubblicas Bernadette Grasso  “Noi siamo chiamati a dare risposte ai cittadini attraverso i fatti. Desta meraviglia che i sindacati non si siano accorti del processo di riorganizzazione e semplificazione della macchina amministrativa messo in campo dal Governo Musumeci. Forse il livore delle sigle sindacali che oggi alzano la voce è dettato da questioni che non riguardavano i dipendenti regionali bensì privilegi dagli stessi sindacati acquisiti nel tempo, che con l’attuale Amministrazione sono stati aboliti? I privilegi non esistono più: né per i politici, né per i sindacati, né per i dipendenti o i dirigenti, per i quali stiamo integrando le direttive per puntare sul merito. Chi lavora di più e meglio deve guadagnare di più. Se i sindacati ci vogliono stare bene, altrimenti, vista l’assenza finora dimostrata, non si possono lamentare. I dipendenti regionali hanno sacrosanti diritti ma altrettanti doveri nei confronti dei cittadini. In un momento così drammatico, la gente merita risposte”.

“Non accetto da loro – continua l’Assessore di Forza Italia – lezioni sulla riforma della burocrazie e sullo snellimento e digitalizzazione amministrativa: saremmo ben felici se i sindacati volessero dare il loro contributo suggerendo norme specifiche. In passato nessuno purtroppo si è accorto che la Regione è stata depauperata con il pensionamento in blocco senza alcun risparmio. Perché non si parla del fatto che in passato la Regione non ha mai fatto un piano di fabbisogno e il personale non ha mai ricevuto un adeguamento economico? Molte domande ancora restano senza risposte. Nel frattempo dopo 20 anni abbiamo sbloccato i concorsi regionali ma sembra che la cosa per i sindacati sia passata inosservata. Per non parlare del rinnovo del contratto di lavoro, che a distanza di 3 mesi dal nostro insediamento è stato applicato grazie a specifiche risorse messe a disposizione. Abbiamo firmato un contratto che prevede lo smart working per quasi 5 mila dipendenti, che è tra i più efficiente a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Solo nel mio palazzo ho trovato una situazione strutturale a dir poco imbarazzante. Non era cablato e al suo interno c’erano strumenti tecnologici obsoleti”.

“Al giro di boa del nostro mandato – conclude Grasso – tutto questo è stato fatto. Mi spiace che i sindacati, forse per conservare qualche tessera, negano l’evidenza con attacchi strumentali a chi si batte e lavora a tutela del comparto. L’anno scorso sono state portate in ARS delle riforme strategiche a tal proposito, dov’erano i sindacati. Alle volte, in nome della coerenza occorrerebbe fare un passo indietro e ammettere i propri errori”.

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