Don Pino Puglisi raccontato attraverso i pupi di Angelo Sicilia. Si è svolta presso l’istituto comprensivo Pirandello Borgo-Ulivia la seconda rappresentazione dello spettacolo del puparo Sicilia volta alla sensibilizzazione delle giovani generazioni ai temi dell’antimafia. Da anni l’istituto scolastico situato a Falsomiele, periferia di Palermo, è inserito nel circuito dei progetti alla legalità patrocinati sia dal Comune che da privati.

Lo spettacolo del puparo antimafia racconta la vita, gli insegnamenti e l’impegno di Padre Pino Puglisi nel ricordo del trentennale del suo martirio. Un’iniziativa di educazione alla legalità presentata a Falsomiele: “Periferia di Palermo che ha tanto bisogno essendoci pochi servizi e poche alternative di svago per questi ragazzi -continua- la scuola rappresenta il centro, la trincea dell’attività civile. Ecco perchè siamo qui oggi”, conclude Angelo Sicilia-.

L’adesione al progetto da parte dell’istituto scolastico

L’adesione al progetto del puparo antimafia, subito accolta dalla dirigente scolastica della scuola Pirandello Borgo-Ulivia, ha coinvolto diversi giovani dell’istituto che hanno assistito alla rappresentazione della vita di Don Puglisi. Come sottolineato dalla vice preside: “Questa è una scuola ad alto rischio poiché si trova in un quartiere con forte disagio socio-economico, con una povertà educativa davvero notevole che in questi anni abbiamo cercato di colmare con l’aiuto dei docenti che si sono spesi per la legalità”.

Attraverso le diverse iniziative di legalità proposte, si trasmette ai giovani alunni l’idea che esiste la giustizia e che la legalità è un diritto per tutti. “Speriamo che i nostri ragazzi possano raggiungere le famiglie e trasmettere quei valori che noi cerchiamo di trasferirgli tutti i giorni dalla mattina fino all’uscita della scuola. “-conclude Antonella Bondì vice preside dell’ICS-.

Don Pino Puglisi e la sua lotta alla mafia

In prima linea a favore della lotta alla mafia, Don Pino Puglisi, nasce a Brancaccio nella periferia di Palermo; il 2 Luglio 1960 viene ordinato prete. Il parroco inizia la sua lotta alla mafia cercando di recuperare i bambini che vivono in strada con attività e giochi, insegnando loro che si può essere rispettati pur non essendo mafiosi, credendo nei propri ideali.

Da subito diviene un personaggio scomodo alla comunità mafiosa tanto che durante le sue omelie si rivolge direttamente ai membri di Cosa nostra. Più volte riceve una serie di minacce di cui però non fa parola con nessuno.

Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo e il 29 Settembre 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre nostro” per la promozione umana. Muore il 15 Settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, ucciso da diversi colpi di pistola alla nuca.

 

 

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