Dal flop dei fedelissimi di Orlando al turnover che ha investito diverse liste del centrodestra: sono tanti i temi che stanno riguardando queste ore post voto a Palermo. Un momento nel quale i partiti e i vari candidati iniziano a tirare le somme non solo della campagna elettorale appena conclusa, ma del percorso intrapreso negli ultimi cinque anni. Tanti i cambi a Sala delle Lapidi, fra qualche sorpresa inattesa ed alcune previsioni confermate.

Il flop della ‘visione’ di Leoluca Orlando, affonda Giusto Catania

Elezioni, quelle di Palermo, che hanno decretato la fine di un’era, quella di Leoluca Orlando. Nell’evento convocato a Casa Professa per tirare le somme dell’ultima consiliatura, l’ex primo cittadino aveva parlato di “Missione compiuta da completare” riferendosi alla sua “visione di città”, ritenuta dallo stesso Orlando la sua eredità per la Palermo che verrà.  Lascito che, evidentemente, non è stato percepito dalla cittadinanza. Simbolo di ciò è il naufragio della lista di Sinistra Civica Ecologista, capitanata da Giusto Catania. L’ex assessore alla Mobilità, pur incassando più di 1000 voti, non è riuscito a trascinare i suoi al 5%.

Sconfitta riconosciuta dallo stesso politico di sinistra, che porta con sè anche gli uscenti Marcello Susinno, Caterina Orlando e Barbara Evola. Non si era nemmeno candidato invece Fausto Melluso, comunque impegnato nel lavoro in regia per la campagna elettorale di Franco Miceli. Movimento, quello di Giusto Catania, che perde perfino il feudo della prima Circoscrizione dove l’uscente Massimo Castiglia è stato battuto dal candidato del centrodestra Giuseppe Bronte. Un risultato che rappresenta lo spirito della sconfitta della visione di Orlando, proprio in quella I Circoscrizione dove si registrano due grandi cambiamenti imposti dall’assessore Catania durante le ultime consiliature, ovvero la pedonalizzazione del centro e la Zona a Traffico Limitato in via Roma.

PD, fuori due uscenti su tre

Crisi della visione di Orlando rintracciabile anche nel PD dove, tra i consiglieri uscenti, si salva soltanto l’ex capogruppo Rosario Arcoleo. Nonostante la lista Dem sia quella più votata del lotto delle partecipanti, Milena Gentile non è riuscita a conquistare uno scranno per Palazzo delle Aquile. All’ex componente della II Commissione non bastano 1073 voti. Non ci va nemmeno vicino Antonino Sala, che si ferma soltanto a 763 preferenze. Troppo pesante l’eredità piombatagli addosso durante la consiliatura e relativa all’emergenza cimiteriale. Nonostante l’impegno profuso dall’ex consigliere comunale, ciò non è bastato per guadagnare la fiducia dei palermitani.

Una lista nella quale si può ritenere parzialmente soddisfatto l’ex vicesindaco Fabio Giambrone. L’uomo più fidato di Leoluca Orlando sarà della partita nella prossima consiliatura, trascinando però soltanto 1504 voti. Numeri decisamente lontani da quelli che era in grado di muovere l’ex primo cittadino. Niente da fare nemmeno per i presidenti di Circoscrizione uscenti Fabio Teresi e Marco Frasca Polara, che si fermano rispettivamente a 1088 e 820 preferenze. L’ex presidente della V Circoscrizione è il primo dei non eletti della lista Dem.

Non va di certo meglio sul fronte delle Circoscrizioni, dove i Dem vincono soltanto in ottava con Marcello Longo, il quale però ci ha messo molto del suo, anche alla luce del grande ricorso degli elettori al voto disgiunto e ai voti al solo candidato presidenti. Fatto evidenziabile nell’evidente differenza fra i voti del presidenti e quelli conquistati dalla coalizione di centrosinistra. Elementi che comunque gli hanno permesso di prevalere su Alfredo Siino, esponente del centrodestra e suo avversario.

Nel M5S out l’ex capogruppo Viviana Lo Monaco

Esce parzialmente ridimensionato anche il Movimento 5 Stelle. Nonostante i dati incoraggianti in vista delle prossime elezioni regionali e nonostante la visita dell’ex premier Giuseppe Conte alla vigilia della elezioni, la lista pentastellata non ha raggiunto nemmeno il 7%. Un dato che, in una città come Palermo da 100.000 percettori del reddito di cittadinanza, deve far riflettere i grillini. Confermati Antonino Randazzo e Concetta Amella, che saranno della partita nei prossimi cinque anni. Fuori invece l’ex capogruppo del M5S Viviana Lo Monaco, che si ferma alla soglia dei 400 voti. Troppo pochi in confronto ai 783 di Francesco Miceli. Non sfondano nemmeno i nuovi volti proposti nella lista che non superano, nella quasi totalità dei casi, la quota di 300 voti.

Sul fronte delle Circoscrizioni, i pentastellati perdono sia in II che in VII. Troppo grande la differenza di liste sia per Pasquale Tusa che per Giovanni Galioto,. Una Caporetto politica nella quale i due esponenti del partito dovrebbero essere riusciti comunque ad aumentare i ranghi rispetto alla scorsa consiliatura. Fatto che gli consentirà un certo margine di manovra nella prossima consiliatura.

Fuori i leghisti della prima ora

Scattano soltanto tre seggi a Prima l’Italia, nuovo soggetto politico creato da Matteo Salvini per dare un cambio di passo alla Lega. Compagine che, nelle ultime tornate elettorali siciliane, non ha raggiunto grossi risultati. Tanto da imporre un cambio al vertice, con l’ex segretario regionale Stefano Candiani sostituito in corsa da Nino Minardo. Conferme a Sala delle Lapidi per Sabrina Figuccia e Marianna Caronia. Quest’ultima però dimezza il consenso ottenuto cinque anni fa, quando era stata eletta nelle liste a sostegno dell’allora candidato Fabrizio Ferrandelli.

Si salva per il rotto della cuffia Alessandro Anello, che si prende l’ultimo seggio a disposizione. A proposito di anelli però, quello debole in questa tornata elettorale si è rivelato l’ex capogruppo Igor Gelarda. Da capolista, una delle colonne portanti del Carroccio in Sicilia e uno dei consiglieri uscenti più martellanti a livello mediatico si è fermato a sole 876 preferenze. Un messaggio che, evidentemente, non si è radicato nella cittadinanza, tanto da dimezzare il consenso dell’ex consigliere comunale rispetto alla scorsa tornata elettorale, quando era candidato nel M5S. Per uno dei fondatori del gruppo dirigente della Lega a Palermo, ci potrebbe essere possibilità di un ‘ripescaggio’, vista anche la fiducia riposta dal leader nazionale Matteo Salvini nei suoi confronti.

Non va di certo meglio all’area vicino all’assessore regionale Alberto Samonà. Girolamo Calivà si ferma soltanto ad 81 voti. Non sfondano nemmeno l’ex coordinatore provinciale Antonio Triolo (137 voti) e la coordinatrice giovanile Elisabetta Luparello (218 preferenze). Tanto per dare un’idea, nel confronto fra coordinatori giovanili, la Luparello ha preso un sesto dei voti rispetto a Teresa Leto, sua controparte a Fratelli d’Italia.

Fratelli d’Italia, fuori quattro uscenti su sei

E, proprio sul fronte di Fratelli d’Italia, si intravede qualche sorriso in più. La compagine di Giorgia Meloni si attesta sulla doppia cifra a Palermo, valicando nettamente la soglia del 10%. Un risultato importante, inferiore però a quello di Forza Italia. Fatto che potrebbe condizionare le scelte in vista delle prossime elezioni regionali. Una lista nella quale la parola d’ordine è cambiamento visto che, sui sei uscenti candidati, solo due hanno riottenuto la conferma. Se per Francesco Scarpinato non ci sono stati dubbi di sorta (primo degli eletti con oltre 2500 preferenze), Fabrizio Ferrara ha dovuto soffrire fino all’ultimo. L’ex deputato regionale ha conquistato 1335 preferenze, sufficienti a battere la concorrenza della coordinatrice giovanile Teresa Leto, che si è fermata a 1184 voti.

Fuori a sorpresa Mimmo Russo, che si ferma ad 805 voti. L’ex presidente della II Commissione Consiliare termina così la sua esperienza politica a Sala delle Lapidi. Fuori anche Valentina Caputo, recentemente passata alla compagine politica di Fratelli d’Italia; Giuseppina Russa e Claudio Volante, uomo della prima ora di Diventerà Bellissima.

Turnover fra i renziani

Altro risultato sorprendente ha riguardato Lavoriamo per Palermo, lista civica a sostegno di Roberto Lagalla. Contesto nel quale erano inseriti i consiglieri uscenti di Italia Viva e tutta la truppa facente capo a Davide Faraone. Gruppo che si è ritrovato nel paradosso di essere inserito nelle liste a sostegno dell’ex assessore regionale, mentre il proprio leader nazionale Matteo Renzi parlava già di passaggio all’opposizione in caso di vittoria di Lagalla. Contrasto che, in parte, potrebbe aver pesato sulla campagna elettorale dei consiglieri uscenti.

Su quattro uscenti candidati infatti, solo uno ha riottenuto la conferma, ovvero Dario Chinnici. Fuori Carlo Di Pisa, che dimezza i consensi rispetto a cinque anni fa e viene scavalcato anche da Luisa La Colla come prima dei non eletti; l’ex presidente della V Commissione consiliare Francesco Bertolino, che si ferma a 617 voti (cinque anni fa ne prese 1167), e l’ex presidente della III Commissione Paolo Caracausi, che si arresta a 482 voti.

Cambia il centro: Ferrandelli e Cuffaro sorridono, gli altri un pò meno

Spostandosi verso il centro dell’arco consiliare, a sorridere in questa tornata elettorale sono certamente Fabrizio Ferrandelli e Totò Cuffaro. Il primo, nonostante la sconfitta rimediata nella corsa a sindaco, piazza quattro consiglieri comunali, riconfermando due pezzi da 90 dell’opposizione come Ugo Forello e Giulia Argiroffi. L’ex presidente della Regione riesce nell’impresa di riportare la Democrazia Cristiana a Sala delle Lapidi, con volti relativamente nuovi sul fronte politico. “Insieme alla soddisfazione per il risultato raggiunto dalla DC ,voglio ringraziare e complimentarmi con tutti i candidati in Consiglio comunale e nelle circoscrizioni. La DC è nata giovane e donna e da oggi ha una nuova classe dirigente. Tre giovani dei tanti che abbiamo candidato ci rappresenteranno a Palazzo delle Aquile”, ha dichiarato ieri il segretario regionale della Nuova DC, commentando a caldo lo spoglio delle schede.

Tutt’altro umore si registra nelle altre compagini centriste. Alleanza per Palermo, gruppo facente capo a Totò Lentini, non riesce a raggiungere lo sbarramento del 5%, fallendo così la conquista di seggi importanti a Sala delle Lapidi. Per l’ex candidato sindaco, inserito nella lista degli assessori da Roberto Lagalla, ci sarà parecchio da riflettere anche in vista delle elezioni regionali.

Non va di certo meglio nell’area di Saverio Romano, ovvero in Noi con l’Italia. La lista si ferma a poco più di 6000 preferenze, per una percentuale complessiva del 3,35%. Risultato che potrebbe essere insufficiente anche ad esprimere un assessore nella futura Giunta che verrà. Retrogusto agrodolce invece per l’UdC, lista di riferimento dello stesso Roberto Lagalla. Se sul fronte del voto di lista per il Comune si ferma al 3,77%, la compagine centrista si può comunque consolare con l’elezione del segretario cittadino Andrea Aiello alla presidenza della V Circoscrizione. Non era candidato invece l’uscente Elio Ficarra, per il quale ci potrebbe essere più avanti un ruolo nel prossimo governo della città.

 

 

 

 

 

 

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