Negli ultimi giorni l’università di Palermo come tutti gli atenei d’Italia è stata investita dall’ennesima tornata elettorale; si è votato difatti gli scorsi 18 e 19 maggio in tutta Italia per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. “E il risultato elettorale di questa due giorni di chiamata al voto per gli studenti sicuramente non ha precedenti nella dimostrazione di che valore abbiano organi del tutto assenti, lontani, inarrivabili come quello del CNSU”.

E’ quanto si legge in una nota del Collettivo Universitario Autonomo.

“Vogliamo dunque concentrarci sull’Ateneo palermitano – dicono gli studenti – facendo un bilancio dell’affluenza alle urne e provando a descrivere “che aria tira” ad UNIPA in merito a queste elezioni e al concetto di rappresentanza più in generale. La nostra domanda è: rappresentanti di chi? Visto e considerato che, a fronte di 40.346 iscritti all’Università degli Studi di Palermo nell’anno accademico corrente, soltanto l’11% degli studenti si è recato alle urne: 4590 votanti di cui (oltre al danno, la beffa) 18 schede bianche e 116 schede nulle, per un netto di 4.456 voti validi. Indipendentemente da quale sia la lista che ha registrato più voti, non scendiamo nel merito di chi ha vinto o chi ha perso, perché la rappresentanza studentesca non ci riguarda. Specialmente se si tratta di una rappresentanza autoreferenziale, fine a se stessa; specialmente se, proprio per quanto riguardo l’organo del CNSU, si abbracci la via della rappresentanza come trampolino di lancio per una carriera politica”.

Poltronari” – prosegue la nota – li abbiamo definiti nell’azione di contro-volantinaggio che abbiamo fatto il giorno prima delle elezioni, esortando gli studenti a non votare; e sicuramente i risultati elettorali ci danno piena dimostrazione di un dato, che il sostegno della rappresentanza studentesca, e dunque il voto, nel nostro Ateneo perde progressivamente di senso. Durante la prima giornata di elezioni, il 18 maggio, si è registrato un 5% di votanti nell’ateneo palermitano, destando le critiche e le proteste degli studenti delle associazioni, che in un comunicato stampa attribuivano le responsabilità di questo clamoroso fallimento elettorale alla mancanza di utilizzo del voto telematico e ad una dislocazione non ottimale dei seggi. Utilizzando sempre i numeri, visto che la matematica non è un’opinione, basta fare un focus, prendendo a campione i dati relativi ai votanti per la prima giornata per i corsi di laurea più frequentati (i dati che abbiamo si riferiscono alla mattina del 18 maggio, aggiornati alle 13): 116 elettori a Economia (a fronte di più di 2000 iscritti), 150 a Ingegneria (a fronte di più di 5000 iscritti), 150 a Giurisprudenza (a fronte di quasi 4000 iscritti), 90 a Medicina (a fronte di più di 3000 iscritti). Lasciamo parlare i numeri dunque, sottolineando come questa tornata elettorale non sia che l’ennesima dimostrazione del fallimento della propaganda portata avanti dalle associazioni di qualsiasi fazione all’interno del nostro ateneo”.

“Contesteremo – concludono gli studenti – sempre la logica della delega: se si vuole combattere per i diritti degli studenti lo si fa da studenti, organizzandosi collettivamente, non per interessi personali; affidare i propri diritti in mano ad una cerchia ristretta di persone che (dovrebbero) rappresentare l’intera popolazione studentesca (quando in realtà per qualsiasi tipo di organo collegiale si registra un’affluenza patetica alle urne), non fa altro che deresponsabilizzare lo studente dal lottare in prima persona per il proprio diritto allo studio, che dalla governance universitaria viene smantellato sempre di più, anno dopo anno. Continuate nella vostra autorappresentanza, di voi stessi, dei vostri bollini elettorali, dei vostri slogan; noi sappiamo che lottare è tutta un’altra storia e lo si fa mettendoci il corpo, la faccia, la volontà di cambiare un’università che non rispecchia un modello giusto di fruizione e condivisione di spazi, tempi e saperi. La lotta degli studenti non sta nella scheda elettorale ma nelle assemblee e nei cortei, negli spazi riappropriati e condivisi”.

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