Tra le vittime collaterali dell’emergenza Covid19 ci sono anche i pazienti coinvolti nei cosiddetti viaggi della speranza della sanità, i quali sebbene fra qualche giorno potranno riprendere gli spostamenti nelle altre regioni per le cure e le diagnosi, sono alle prese con le paure aggiuntive legate ai possibili contagi del temibile virus. Timori che spingono le famiglie a procrastinare i controlli di routine.

A ricordarci questa situazione è Cira Maniscalco, presidente del comitato regionale Malattie rare neurologiche e neurochirurgiche e mamma di una bambina di 5 anni affetta da due malattie rare: l’Arnold Chiari e la Siringomielia. La piccola dovrebbe sottoporsi ai controlli di routine al Mayer di Firenze, la famiglia dovrebbe sostenere le solite spese a proprio carico e in più assumersi la responsabilità di portare in giro per l’Italia la bambina con il Covid ancora serpeggiante, ma non ci sono alternative perché, ricordiamolo, in Sicilia manca la neurochirurgia pediatrica e un’equipe in grado di prendere in carico e seguire i pazienti affetti da malattie neurologiche e neuro-chirurgiche rare.

Cira insieme a molti altri genitori si batte da tempo affinchè sia sanato questo insopportabile gap della sanità siciliana. Lo scorso novembre, si è svolta una manifestazione a Piazza del Parlamento, organizzata dal comitato; l’11 febbraio scorso, Cira Maniscalco ha partecipato ad un’audizione in commissione regionale Sanità, da dove è emerso che ci si sta muovendo per la realizzazione di un polo specifico attraverso una manifestazione d’interesse, rivolta alle principali strutture sanitarie italiane.

“Noi continuiamo a chiedere – ha detto Cira – che si possa creare questo reparto con una sala operatoria adibita, attrezzata e dotata di un’equipe di neurochirurgi, anestesisti e rianimatori, esperta in malattie rare; che questi bambini siano seguiti anche dopo l’intervento, nel percorso terapeutico, attraverso un team multidisciplinare. Noi crediamo nei medici siciliani, sono ottimi professionisti, le istituzioni devono metterli nelle condizioni di lavorare al meglio e non saranno più necessari viaggi della speranza”.

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