• Nuovo appello di Enzo Di Piazza e della sua famiglia, chiedono una casa dignitosa nella quale vivere
  • Il Comune di Palermo gli propone un bene confiscato in auto recupero ma poi lo assegna ad un’altra famiglia
  • La battaglia dei Di Piazza va avanti, l’accorato appello dell’uomo al sindaco Orlando

“Rischiamo di finire per strada, intervenga il sindaco Orlando. Abbiamo subito un abuso”.
E’ l’appello disperato di Enzo Di Piazza e della sua famiglia. Vi avevamo raccontato la loro storia qualche settimana fa, anche tramite un video che vi riproponiamo.
E’ emergenza casa anche a Palermo come in molte altre città.
Nel capoluogo siciliano sono ben 2500 i nuclei familiari iscritti nella graduatoria per l’emergenza abitativa.

La battaglia per la casa dei Di Piazza

La battaglia per la casa di Enzo Di Piazza va avanti ormai da diversi anni.
Una condizione assai difficile quella dei Di Piazza: Enzo, la moglie e quattro figlie delle quali due minorenni.
I problemi di Enzo, 45 anni, iniziano nel 2007, quando a causa di un incidente perde il lavoro e non riesce più a pagare l’affitto di casa. Arriva il primo sfratto per morosità, inizia il girovagare tra diversi alloggi, seguono altri sfratti.
I Di Piazza, che non riescono più a fronteggiare le spese quotidiane, si ritrovano a vivere in povertà e tra mille difficoltà. Chiedono aiuto al Comune di Palermo, che li inserisce in un progetto definito “accompagnamento all’autonomia abitativa”. E’ un budget economico che il nucleo familiare può utilizzare per pagarsi un affitto per un periodo massimo di due anni. Ma trovare casa con i pochi soldi a disposizione è assai difficile: Enzo e famiglia girano tra case vacanze e b&b, nei posti più economici.
La famiglia Di Piazza, che è anche in graduatoria di emergenza abitativa, accetta tutti i progetti che il Comune gli propone. Oggi Enzo dice: “Ho seguito le regole, i servizi sociali e l’assessorato alle Politiche sociali del Comune lo sanno bene. Abbiamo partecipato a tanti progetti ma nessuno ha mai risolto il nostro problema. Siamo ancora senza una casa”.

Arriva la casa, anzi no

Il 20 aprile scorso, tutto sembra essersi risolto. Enzo viene convocato dai servizi sociali che lo seguono da anni. Alla famiglia viene dato appuntamento davanti a un palazzo di via Generale Chinnici, nella zona di corso Calatafimi. Si tratta di un alloggio confiscato alla mafia da auto-recuperare.
I Di Piazza visitano l’appartamento. Enzo e la moglie nemmeno si guardano o consultano, accettano subito, nonostante siano necessari lavori di manutenzione nel vano cucina e il ripristino dell’impianto elettrico ed idraulico. Quella casa è perfetta per le loro esigenze.
Enzo e la moglie sanno bene che dovranno affrontare un grosso sacrificio economico ma nulla li spaventa.
La famiglia accetta l’alloggio nelle condizioni in cui si trova. Il sogno di avere una casa sembra essersi finalmente avverato.
Ai Di Piazza viene comunicato, da un funzionario del settore Risorse immobiliari del Comune di Palermo, e da una assistente sociale, presenti all’incontro, che entro un paio di giorni gli verranno consegnate le chiavi e si procederà anche alla consegna ufficiale dell’alloggio. Invece di giorni ne passano otto.
Allora Enzo si reca al settore Dignità dell’Abitare per chiedere delucidazioni e scopre che l’appartamento è stato assegnato ad un altro nucleo familiare.
Dice Enzo: “Non sapevo se era uno scherzo o un incubo. Avevamo visto quella casa con le nostre figlie, l’avevamo accettata. Come è potuto accadere?”.
Va precisato che anche l’altra famiglia, composta da sei persone ma senza minori, è iscritta alla graduatoria di emergenza. Enzo oggi però denuncia: “Ho scoperto che gestiscono due case di riposo per anziani, che hanno comunque un reddito. Non credo che abbiano bisogno quanto me”.

La querela

Enzo ha dunque presentato una querela alla Guardia di Finanza non ritenendo che l’iter amministrativo fosse proseguito in maniera corretta ed una istanza di autotutela con la quale ha chiesto all’amministrazione comunale di annullare il provvedimento dirigenziale che ha assegnato la casa all’altra famiglia.

Il disagio abitativo

Enzo e la sua famiglia dall’agosto scorso vivono in due locali attigui ad un istituto di suore cappuccine. Una casa minuscola per sei persone più il cane. Enzo dorme su un divano in cucina, la moglie e la figlia più piccola condividono un letto a una piazza, sempre in cucina. Le altre due stanze sono occupate dalle altre tre figlie.
Le suore inoltre, hanno più volte detto ai Di Piazza che devono andare via perché quei locali servono per ospitare altre religiose che arrivano da fuori Palermo.
“Quando siamo venuti dalle suore – tuona Enzo – il Comune ci aveva detto che era una soluzione-tampone per soli due mesi e poi ci avrebbero dato una casa. Mi hanno proposto tante altre case o troppo piccole o per le quali i soldi da spendere per recuperarle erano tanti, soldi che io non ho. Non è accaduto nulla rispetto a tutte le promesse che ci erano state fatte. Il Comune ci ha abbandonato, in ogni caso i tempi del Comune non coincidono con quelli della nostra emergenza. Siamo vittime di un paradossale errore burocratico”.

La spiegazione del Comune

Quando ci siamo occupati dei Di Piazza la prima volta, abbiamo interpellato l’assessore alla Cittadinanza solidale, Cinzia Mantegna.
L’assessore, con molta gentilezza ci aveva risposto: “La famiglia Di Piazza è già stata ascoltata e presa in carico dai Servizi sociali”. Le avevamo chiesto se c’era stato un errore nell’assegnazione dell’alloggio.
Mantegna ci aveva spiegato: “Non c’è stato nessun errore. Probabilmente c’è stato in qualche modo un equivoco o un problema di comunicazione rispetto al fatto che la casa era stata visionata ed assegnata. Quella della famiglia di Piazza è una situazione delicata che stiamo cercando di risolvere. Ci stiamo impegnando veramente tanto per aiutare la famiglia ad uscire da questo problema di marginalità”.

Enzo non si arrende

“Non ho alcuna intenzione di arrendermi – conclude Enzo -. Ho cercato anche il segretario del sindaco per un incontro. Allora chiedo proprio a Orlando di intervenire. Ogni giorno giro per gli uffici comunali, incontro funzionari e dirigenti. Ancora nessuno ha trovato una soluzione. Siamo in una situazione di stallo totale ma io non mollo”.

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