Ore di grande tensione ieri pomeriggio al carcere Malaspina di Palermo, evasi due detenuti. Due ore dopo sono stati intercettati alla stazione Notarbartolo dagli stessi agenti di polizia penitenziaria e riportati nell’istituto minorile. Ma resta l’allarme sicurezza all’interno del carcere Palermitano secondo i sindacati. La Uilpa parla di punti deboli della struttura e carenza di organico della polizia penitenziaria. Situazione che dunque resta esplosiva.
Come sono riusciti ad evadere
Ieri pomeriggio, secondo quanto riportato dal segretario generale della Uilpa Sicilia Gioacchino Veneziano, l’allarme è scattato alle 17.30. Approfittando di un lato debole nella sicurezza della struttura due detenuti, uno italiano e l’altro straniero, in carcere per reati contro il patrimonio e per spaccio di droga, sono riusciti ad evadere. Lo hanno fatto attraverso i “cortili passeggi” che immettono nella via Cilea, anche grazie alla collaborazione di un altro detenuto che ha fatto da basista interno.
La caccia grazie ai colleghi fuori servizio
“Prontamente – sostiene Veneziano – il poco personale di polizia penitenziaria in servizio, insieme ad altri colleghi liberi dal servizio, hanno dato la caccia dei fuggitivi”. I due evasi dal Malaspina sono stati ripresi dopo poco meno di due ore nei pressi della stazione Notarbartolo. “E’ l’ulteriore prova – insiste il leader della Uilpa Polizia Penitenziaria Siciliana – che il carcere minorile di Palermo, come avevamo segnalato la settimana scorsa, ha punti nevralgici deboli. Sono bisognevoli di innalzamenti dei sistemi di sicurezza per poter attendere alla custodia e alla sicurezza. Quindi serve un radicale cambio di mentalità da parte sia del vertice del Dipartimento della giustizia minorile, ma anche di chi gestisce la periferia”.
I fuggiaschi trasferiti
“Dobbiamo segnalare – conclude Gioacchino Veneziano – l’importante sinergia tra il direttore dei centri, Santo Ippolito, insieme al suo staff e tutta la polizia penitenziaria del minorile di Palermo. Non solo hanno acciuffato i due fuggiaschi in pochissimo tempo, ma sono riusciti a trasferire in altri carceri i due soggetti, unitamente al basista dell’azione criminale”.
Capece: “Intervenga il Governo”
Plauso del SAPPE al personale dell’Istituto penale per minorenni di Palermo che ha saputo gestire con fermezza e professionalità la situazione evitando che i detenuti potessero sparire nel nulla definitivamente”.
Per Capece, “è sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 20mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia’. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità Antonio Sangermano: “Al Capo Dipartimento Sangermano rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”. Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.
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